I fan degli anagrammi, il grande mistero

Pubblicato il 27 Maggio 2019 alle 18:18 Autore: Nicolò Zuliani
I fan degli anagrammi, il grande mistero

Tutti conosciamo persone con buffe convinzioni, a volte le abbiamo anche noi. C’è chi prima di uscire gira la maniglia di casa tre volte, chi se vede un gatto nero cambia strada, chi guarda Uomini e donne, chi costruisce in giardino totem per scacciare gli spiriti maligni.

Ma non dimentichiamo la schioppata con la frangetta che tiene appesa sulla testiera del letto lo scacciaincubi indiano, quello che crede la fine del mondo arriverà nel 2012, quello che legge il Fatto quotidiano o quella che s’è fatta tatuare il suo nome in atlantideo e nessuno ha avuto il cuore di dirle che sono i font di Predator.

Ognuno di noi ha dei comportamenti irrazionali, spesso nemmeno ce ne accorgiamo. Per scoprire i miei dovrei chiederli a mia moglie, ma me ne manca il coraggio.

Tra i vari, il mio grande enigma sono i fan degli anagrammi

Sono diffusissimi.
Alcuni riescono anche a scrivere trafiletti sui giornali, o a telefonare emozionatissimi alle trasmissioni radiofoniche. La gente applaude incredula ed entusiasta e io resto a fissare il vuoto come quando una donna mi spiega i gradi di parentela di un conoscente. Gli anagrammatici arrivano a credere ci sia un’energia mistica nei nomi delle persone, e quando riescono a comporre qualcosa con un vago senso compiuto esultano.

Uno di loro, appurato che mi chiamavo Nicolò Zuliani, disse che il mio anagramma era “Inculo in Lazio”. So che questa rivelazione metterà in allarme tutte le donne della regione, ma in Lazio ci sono stato sei volte e non ho mai sodomizzato nessuna.

Tutte quelle ciociare sprecate

Dirglielo è stato un errore.

Ferito nell’animo, per settimane questa persona mi ha bombardato di frasi farneticanti: Ci annulli ozio? No. In zoo lanci lui? Niente. Quando è arrivato a Clono colon zia l’ho bloccato sui social perché ci sono asticelle che non vanno oltrepassate, pena notti insonni e inappetenza. Forse è una sorta di pareidolia, come quelli che nei film vedono simboli degli Illuminati o massonici. Notare dettagli che agli altri sfuggono fa sentire intelligenti. Anch’io studiando interior design – sì, lo so, non dite niente – ho scoperto le proporzioni vitruviane, sono rimasto inscimmiatissimo e ho passato giorni a esclamare “Hey, due terzi! Due terzi anche questo! E anche questo!”. Poi mi è passata, di base perché il mio cervello ogni 12 ore si resetta come il counter di Lost.

Costoro restano un mistero.

Gli anagrammatici intervengono per dire la loro sulle elezioni. Trovano spazio. Ora, io capisco che se diamo la parola a Gad Lerner o a Saverio Tommasi tanto vale darla pure a chi fa anagrammi in un sottoscala, tanto il grado di affidabilità è quello. Ma vorrei riuscire a capire il lato affascinante della cosa. Mio nonno collezionava francobolli, e Gigi qui di fronte suona lo scacciapensieri che è una meraviglia. Non vengono chiamati dalle radio per analizzare il voto e questo mi dispiace, perché almeno sentirei parole di senso compiuto.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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