Il partito socialdemocratico svedese: storia di un declino

Pubblicato il 12 Aprile 2011 alle 23:50 Autore: Antonio Scafati
Goran Persson partito socialdemocratico svedese

La sua gestione non è delle migliori. Oltre a un difficile rapporto con gli altri partiti di opposizione (Verdi e soprattutto Partito della Sinistra) è la conflittualità interna ad aumentare sempre di più. Il risultato è un partito che perde progressivamente l’aggancio con il mondo reale: “Il nostro problema negli ultimi anni è stato l’incapacità di descrivere correttamente la realtà” spiegherà Anna Johansson, sindaco di Göteborg e membro della commissione di analisi istituita nel partito dopo il tracollo elettorale di settembre. Tra i motivi della sconfitta, la commissione indica le politiche del partito e il suo funzionamento interno, ma anche l’incapacità di poter garantire quella piena occupazione, quel benessere e quella uguaglianza che per decenni sono stati il cavallo di battaglia – e il vanto – del partito. Non ha funzionato nemmeno l’alleanza elettorale con i Verdi e il Partito della Sinistra, tanto da essere sciolta subito dopo la sconfitta di settembre: molti elettori socialdemocratici non l’hanno considerata una mossa azzeccata e non si sono più riconosciuti nel partito. La perdita di consensi c’è stata soprattutto nelle città, in favore dei Verdi e del centro-destra, capace di fare propri i valori del welfare e del lavoro e di mettere in campo politiche economiche che (approfittando anche delle finanze statali in salute ereditate dal governo Persson) hanno dato risultati.

Mona Sahlin lascia proprio in seguiti alla sconfitta di settembre. A fine marzo Håkan Juholt viene eletto nuovo leader. È una decisione a sorpresa, spiegata dai più con la necessità di trovare una figura di compromesso, un uomo capace di riunire le tante frange del partito. Si tratta di un politico che tanti definiscono come ‘il classico socialdemocratico’: può rappresentare l’uomo giusto per ritrovare il feeling con gli elettori. Di certo il suo fascino è più forte tra i socialdemocratici più a sinistra. Il suo discorso d’insediamento ne è stato la prova. Juholt ha rispolverato i temi classici del repertorio socialdemocratico: ha criticato il prevalere degli interessi economici privati, il taglio alle tasse e le privatizzazioni soprattutto nel settore del welfare; ha elogiato il settore pubblico e ha ricordato che il Partito Socialdemocratico è prima di tutto un movimento sociale. Molti lo hanno definito un ritorno alle radici. Staremo a vedere: Juholt ha poco più di tre anni per convincere gli svedesi.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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