La noia, oggi, ci regala la polo di Calenda

Pubblicato il 18 Giugno 2019 alle 18:40 Autore: Nicolò Zuliani
La noia, oggi, ci regala la polo di Calenda

Calenda si mette il cellulare davanti e si riprende mentre dice cose. Lo fa spesso. Questa volta sceglie di apparire in pubblico indossando una polo della Lacoste, e la folla insorge scandalizzata: è un insulto per tutti coloro che non hanno i soldi per permettersi polo di quella marca. Inoltre, aggiunge qualcuno, Salvini non indossa mai roba firmata.

È vero: Salvini predilige i loghi delle forze dell’ordine, capo d’elite per eccellenza dato che le persone normali, dopo l’11 settembre, non possono acquistarne senza esibire il tesserino. Ed è una fortuna: qual è la prima cosa che una persona normale domanda a un civile che indossa e/o possiede roba militare?

“Sicuro che ce lo siamo meritati, sì?”

Tuttavia, per quanto ridicola e pecoreccia sia la polemica, dal punto di vista comunicativo è pertinente. Se vuoi fare il politico, devi calcolare ogni millimetro quadrato della tua esteriorità. E se state per dire che l’abbigliamento non conta, vi ricordo quando Obama si presentò in completo sabbia a una conferenza stampa; era stupendo e gli stava una favola, ma è da tempo libero.

Non lo puoi fare, perché nulla come l’abbigliamento da tempo libero dice chi siamo.

Salvini si premura di parlare di calcio, indossare felpe, jeans, la foto della Isoardi che gli stira la camicia come se fosse la sola che ha. Tutto, tutto, tutto è studiato nei minimi dettagli da gente che sa fare il suo lavoro. Calenda con la Lacoste sembra un personaggio parodistico di Verdone: il radical che vive in un mondo a parte il cui immaginario estetico è rimasto invariato dal 1980. Quando la Lacoste era di sinistra e la Ralph Lauren di destra, per capirci. Quando le camicie di sinistra dovevano essere Brooks Brothers e avere il taschino, le giacche corduroy marroni erano un capo d’abbigliamento socialmente accettabile e via delirando.

Io posso farmi riprendere in doppiopetto di lino su una barca, o in blazer e pantaloni bianchi a un torneo di polo; ma poi non posso mettermi a criticare Salvini e sperare i quartieri popolari di Mestre mi eleggano a rappresentante perché sono dalla loro parte. Non c’è niente di più importante dell’estetica, soprattutto nel 2019 dove tizi qualsiasi vengono eletti a dei pagani internazionali postando fotografie.

Detto questo: la polemica è una bagigiata perché di Lacoste, Ralph Lauren, Fred Perry se ne trovano a tonnellate nei mercatini dell’usato e vengono acquistate da cani e porci per 10 euro. Cinque, se le nascondi dietro qualche scaffale e torni quando il prezzo è scalato. E se non lo sai significa che le hai sempre comprate nei negozi pagandole cifre fantasiose tipo 60 euro o 20 carriole di minibot: o sei un imbecille, o non hai mai avuto problemi di soldi.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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