Le ferie viste dall’altra parte della reception

Pubblicato il 9 Agosto 2019 alle 15:22 Autore: Nicolò Zuliani
Le ferie viste dall’altra parte della reception

Dopo un anno di lavoro, la maggior parte di noi italiani si recherà in amene località turistiche, dove interi battaglioni di compatrioti si preparano ad accoglierci. Noi che chiediamo una stanza singola uso quadrupla “perché i bambini dormono con noi nel lettone”. Noi che regaliamo i nostri dati personali a Candy crush, poi scateniamo l’inferno per non lasciare i dati alla reception. La praivasi, scusi, la mia praivasi è importante, perché non va bene la tessera sanitaria?

Ci accolgono camerieri, maitre, direttori, turnisti che guardano il planning score come se fosse un campo di battaglia, che devono sopravvivere all’immancabile truffa “prenoto per una settimana con carta di credito ah fatalità è morto il nonno fatemi un bonifico”, che appena sentono dall’altra parte del telefono “Buongiorno, ho appena effettuato una prenotazione su Booking” piangono sangue. Ci accolgono anche se dopo averci mandato il preventivo noi rilanciamo offrendo la metà.

«Siete un bed in belfast?»
«Siete un brek and brif?»
«Siete un ben in b?»

Oh, sì, ci accolgono.

Sorrideranno e saranno gentili anche con noi che chiamiamo in reception alle due di mattina per sapere come si mandano avanti i canali della TV, o se sono in grado di procurarci prostitute/i. Noi che abbiamo viaggiato per tutto il mondo e non ci è mai capitata una cosa simile. Noi che andiamo in località balneari, mettiamo l’aria condizionata a 16° e telefoniamo nel cuore della notte per avere un piumone. Noi che ci presentiamo con valigie Vuitton da 1200, ma a chi ce le porta in camera diamo 50 cent.

Ci accolgono i bagnini,

abituati alle manate delle cinquantenni in fregola che li scambiano per gigolò, a quelli che vogliono abbandonare i bambini in piscina e farsi i fatti loro “non sanno nuotare, è un problema?”. Ci accolgono anche se devono sorbirsi lamentele sull’acqua fredda, se ogni settantaquattro secondi devono dire ai bambini di non correre, perché noi genitori siamo troppo impegnati a leggere le corna dei VIP.

“Scusi, e PERCHÈ mio figlio non può scavare buche?”

Ci dicono di non tuffarci, sì, ma noi siamo in ferie e possiamo fare quello che vogliamo. Anche fratturarci il malleolo ed emergere urlando dando la colpa a loro perché sì, c’era il cartello, sì, ce l’avevano detto, ma avrebbero comunque dovuto impedircelo. Ci accolgono anche se li minacciamo di denunciarli perché non ci fanno fare un giro sulla barca di salvataggio: «È solo per farci i selfie!!»

Ci accolgono le cameriere ai piani,

abituate a trovare clienti nudi e ammiccanti quando aprono la stanza, dildi di dimensioni mostruose, mutande dentro il minibar, righe di cocaina sul comodino lasciate come mancia, preservativi usati sulla moquette, camere ridotte a trincee della Grande guerra in meno di sei ore, rifiuti organici di ogni tipo in ogni posto, tranne che in quello giusto. Ci accolgono e gli dispiace pure dover comunicare quanti asciugamani, accappatoi, tazzine, bicchieri, quadri, soprammobili, lampadine abbiamo rubato.

Ci accolgono i baristi,

che alle sette di mattina devono servire un caffè corto non ristretto in tazza grande macchiato ma non schiumato con due gocce di latte di soia non Zymil a temperatura ambiente, se possibile con una spolverata di cacao biologico. Le cameriere che fanno finta di non vedere noi, arrivati col Cayenne, mentre alla prima colazione c’intaschiamo panini, prosciutti, formaggi, torte intere, succhi di frutta versati nelle borracce.

Ci accolgono anche se no, gli dispiace, non ci possono lasciar mangiare il cibo comprato da McDonald nel ristorante dell’albergo. Ci accolgono anche quando chiediamo un cappuccino destrutturato, perché chiedere un bicchiere di latte e un caffè fa vecchio.

E leggeranno le nostre recensioni su Tripadvisor,

quel sito dove sfoghiamo il nostro dolore esistenziale, la nostra frustrazione sessuale e la rabbia di esserci sputtanati un patrimonio in un albergo che in realtà non potevamo permetterci. Capiranno subito chi siamo, ma eviteranno di rispondere. Ogni estate sopportano bastimenti di noi cafoni, ignoranti, maleducati, arroganti perché uno di noi è speciale.

È educato, gentile, generoso, spesso simpatico, ben vestito, che ha figli educati, una moglie o un’amante raffinata e rende il loro lavoro un piacere. Quel cliente d’oro vale l’intera stagione perché li fa sentire importanti, gli ricorda che hanno scelto un lavoro duro e bellissimo che rende l’accoglienza italiana famosa nel mondo.

E anche quest’estate, cercherò di essere lui.

L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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