Laurea in Psicologia: quanti anni servono e sbocchi professionali

Pubblicato il 25 Settembre 2019 alle 21:00 Autore: Linda Sogaro

Laurea in Psicologia: quali sono gli sbocchi professionali, quanti anni servono per entrare nel mondo del lavoro, quali sono i percorsi post lauream

Laurea in Psicologia: quanti anni servono e sbocchi professionali

Il percorso per diventare psicologi o psicoterapeuti inizia con una laurea in psicologia e si ramifica attraverso innumerevoli alternative. Non sempre le figure professionali in questo ambito vengono distinte con precisione e può capitare che esse risultino frequentemente confuse. Definire con chiarezza cosa comporti intraprendere questo percorso, può aiutare nella scelta della facoltà di psicologia e nella definizione di scelte mirate per chi l’ha già intrapresa.

Quanti anni servono per la formazione professionale?

Il primo passo di avviamento alla professione è ottenere una laurea triennale, durante cui sarà possibile acquisire le basi di tutte le discipline, che potranno poi essere approfondite durante gli anni della laurea magistrale. Nella maggior parte dei casi la triennale viene denominata “Scienze e Tecniche Psicologiche” e per accedervi è necessario superare un test di ammissione con graduatoria. Non esiste uniformità sui contenuti delle prove dingresso, che variano a seconda delle università; sono però comuni le domande di logica e cultura generale.

La laurea in psicologia classicamente intesa, tuttavia, è conseguita soltanto dopo aver terminato i cinque anni ed è una strada praticamente obbligatoria per chi intende inserirsi nel mondo del lavoro in questo ambito. Solo con la riforma universitaria del 1999 (D.M.509/99), che ha istituito l’articolazione dell’istruzione universitaria su più livelli, psicologia è stata suddivisa nelle due lauree triennale LM-24 e magistrale LM-51: prima, era un corso a ciclo unico.

La laurea triennale permette l’iscrizione all’albo B, in qualità di “dottore in tecniche psicologiche” e può trovare sbocchi lavorativi in contesti educativi, formativi e relativi all’istruzione; il ruolo sarà prevalentemente supportivo e avrà luogo sempre sotto la guida e la supervisione di uno psicologo o di uno psicoterapeuta formato.

Il percorso per diventare psicoterapeuta

Dopo una laurea magistrale in psicologia, dedicarsi alla clinica non è l’unica soluzione. Innanzitutto, bisogna capire se si ha la volontà di iscriversi all’albo A ed entrare così a far parte dell’Ordine degli Psicologi. Questo passaggio è possibile solo grazie al superamento dell’esame di Stato, cui si può concorrere dopo aver portato a termine un anno di tirocinio sul campo della durata complessiva di mille ore (non retribuite) attraverso istituzioni specifiche riconosciute, come ASL, ospedali, comunità, cooperative, ecc.

Pur essendo ormai riconosciuti e formati dopo sei anni di studio e uno di pratica sul campo, le possibilità di lavorare autonomamente o di eseguire terapia in maniera funzionale sono ancora piuttosto esigue: approdare ad una maturità professionale terapeutica significa infatti proseguire con una formazione continua, che ha inizio con la scuola di specializzazione in psicoterapia della durata di altri quattro o cinque anni.

Terapia della famiglia sistemico relazionale, psicoterapia psicodinamica, psicoterapia cognitiva comportamentale e molte altre: le scuole di specializzazione possono essere pubbliche o private, sono riconosciute dal MIUR e si distinguono per le differenze massicce di approccio e di pensiero. La libera scelta di una di queste risiede nel giudizio soggettivo maturato durante gli anni di studio: si tenta sempre di comprendere quale possa essere l’ottica esaustivamente più riassuntiva di un personale modo d’intendere la psicologia e il supporto terapeutico.

Laurea in psicologia: quali strade oltre la clinica

La laurea in psicologia non ha uno sbocco univoco, come suggerisce l’immaginario comune. Quando si parla di questo campo, si pensa immediatamente alla clinica: terapia familiare, di coppia, sessuologia, psicologia dello sviluppo, delle dipendenze, LGTB+, l’universo della neuropsicologia e delle neuroscienze.

In questi ambiti il mercato è saturo. Tuttavia, con la laurea specialistica, l’iscrizione all’albo ed eventualmente un master, si può dare al proprio percorso un taglio diverso da quello clinico. Per esempio, la psicologia del lavoro e delle organizzazioni permette di occuparsi di selezione e gestione del personale, di risorse umane, di pubblicità e marketing. Se si ha una preparazione personale e trasversale in tale ambito, esiste la psicologia dello sport; si può diventare insegnanti del liceo o condurre corsi di formazione per personale in azienda. Un ulteriore sbocco è quello forense, in cui uno psicologo può interessarsi di criminologia, testimonianze oppure operare come tecnico d’ufficio: in quest’ambito competenze di tipo clinico devono necessariamente combinarsi a conoscenze di carattere giuridico.

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

L'autore: Linda Sogaro

Laureata in "Psicopatologia Dinamica Dello Sviluppo" presso la Sapienza, Università di Roma. Specializzata in Social Media, ha collaborato con diversi blog e testate di critica teatrale. Appassionata di scrittura, psicologia e teatro, collabora con Termometro Politico da Maggio 2019.
Tutti gli articoli di Linda Sogaro →