Salvini, Pontida e la Lega: la mia versione

Pubblicato il 11 Luglio 2009 alle 12:34 Autore: Gabriele Casagrande
presepe natale scuola lega nord

“Guardate, ci hanno detto di diffidare dei giornalisti. Noi diffidiamo sempre dei giornalisti. Non abbiamo nulla da dire!”

Detto ciò ci congedò.

A mente fredda, non c’era da stupirsi di reazioni come queste.

Quando eravamo nel bar accanto a Piazza del Giuramento, gremito di anziani del luogo e leghisti in genere (le cose tendevano a fondersi), la scena mi ricordava molto un topos dei film western: gli stranieri che arrivano nel villaggio, entrano nel saloon e tutti gli avventori si voltano per squadrarli e riservare loro occhiatacce minacciose.

Insomma, poco ci mancava, ma la situazione mi aveva provocato una certa inquietudine.

Il modo di sentire, di percepire la vita e il tempo, insomma, per farla breve, la cultura e la mentalità, se volete usare parole ormai banali svuotate di significato, sono lontanissime, per esempio, dalla mia che sono modenese da generazioni. Quindi, praticamente a due ore e mezza di macchina di distanza da Pontida.

La mia impressione è stata quella di essere visto come qualcuno di pericoloso, qualcuno da cui guardarsi, poiché capace (?) di smontare la cosmogonia leghista, di fare domande, di chiedere, ma soprattutto chiedersi, il perché.

In questi ultimi mesi mi sono coperto di libri di sociologia che trattavano della Lega e in più di un occasione mi sono imbattuto nell’ormai celebre ricerca del 1992 dell’Aaster, l’istituto di Aldo Bonomi: da questa indagine risultava che, nelle province di Bergamo e Lecco, la figura istituzionale più odiata era quella del bibliotecario comunale. Questi “è uno statale, un intellettuale, un parassita improduttivo”. Non è quindi una persona indefessa dedita al lavoro, al sacrificio, al sudore e alla fatica. Chi studia,  quindi, non può che essere un fannullone!

Domenica quattordici, ho avuto la possibilità di rivolgere un paio di domande a Giuseppe Leoni, primo deputato leghista nel 1987. Alla stessa tornata elettorale, Bossi debuttò al senato.

Leoni, responsabile dei “Cattolici Padani”, era presente a Pontida con il suo gazebo e con lui tutte le altre associazioni del ‘collateralismo verde’.

Gli spiegai cosa stavo facendo e perché volevo parlare con lui. A un certo punto mi chiese quale fosse il mio corso di laurea.

“Scienze della comunicazione!” risposi.

Se non fosse stato per un suo conoscente che lo interruppe per salutarlo in mezzo al marasma della folla, avrebbe terminato la seguente frase: “Bene. Inizierai a lavorare prima o poi!”. Glissai e feci finta di niente, ormai ci sono abituato.

Al termine della manifestazione ho avuto una breve chiacchierata con uomo sulla cinquantina, viso durissimo, mani ancora di più, canottiera bianca e fazzoletto verde al collo.

“Lei come si è avvicinato alla Lega?”

“Io non ho niente da dire, dico solo viva la Lega e fuori tutti i negri!”

Sorpreso da questo uno-due da pugile professionista, mi rimisi in piedi e riuscii a estorcere qualcosa di più succoso.

“Io sono muratore, sono friulano, vivo e lavoro in Lombardia da vent’anni” mi disse con un minestrone tra il brianzolo, il seriano e il friulano.

“Spiegati meglio, che sono ignorante” aggiunse con tonalità neutra, priva di sfumature, mentre gli stavo rivolgendo altre domande.

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L'autore: Gabriele Casagrande