Salvini, Pontida e la Lega: la mia versione

Pubblicato il 11 Luglio 2009 alle 12:34 Autore: Gabriele Casagrande
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Ed è qui che la Lega vince: vince perché non ha bisogno di farsi dire di cambiare registro, di farsi capire, di spiegarsi meglio.

Vince perché, volenti o nolenti, sa interpretare il senso comune della gente e sa tramutarlo in consenso senza particolari fronzoli, senza parlare di giustizia sociale, socialdemocrazia o altri termini da teoria politica.

Senso comune che potrebbe anche essere visto nel filmato che ritrae Salvini intonare cori da stadio contro i napoletani.

Comune sentire, un anti-meridionalismo eterno e latente proprio del nord tutto, che si riflette, anche in questo caso, in modo plateale e manifesto con uno sfottò di tipo calcistico vecchio di secoli.

Slogan di questo tipo esistono da sempre e sono indirizzati verso chiunque, verso qualsiasi abitante della penisola, da San Candido in provincia di Bolzano a Lampedusa.

Per non parlare poi del contesto in cui era collocato: la festa di Pontida, con i sostenitori, tra birra, vino e salamelle.

Quello che non funziona è il fatto che un deputato, rappresentante di tutto il popolo italiano, si produca in comportamenti che stonano con l’incarico istituzionale ricoperto.

E così scatta la macchina dei mass-media: si muove il Leviatano dell’indignazione, del politicamente corretto, con le pacate richieste di scuse dagli alleati e con le vigorose richieste di dimissioni da parte dell’opposizione.

Ci si mette anche Alessandra Mussolini, che interviene in aula con un improbabile rap di controreplica al coro salviniano, per buttarla sulla bischerata, con disinfettante e strofinaccio per sciacquare la bocca lombarda.

Osservando come l’arco costituzionale si sia mosso in modo mediamente compatto, credo sia opportuno fare un’osservazione. Alle Feste de L’Unità, fino a poco tempo fa, si trovavano cimeli dell’ex Unione Sovietica, mentre alle feste dei Solstizi d’Inverno organizzati da Azione Giovani si sfoggiavano ampie croci celtiche su sciarpe e ciondoli, sempre però in un clima ad alta gradazione alcoolica. Insomma, ci sono ovunque “estremismi” che, in linea di massima, risulterebbero molto sconvenienti agli occhi dell’opinione pubblica.

Questi oggetti, oltre ad essere concreti, sono anche portatori di significati che però non suscitano lo stesso clamore dei cori di Salvini.

Questi oggetti, infatti, vengono ignorati dal pubblico: i mass media, consapevoli di ciò, non trattano quindi di episodi di questo tipo.

Tornando al lato pratico della questione, alla luce di questi elementi vorrei fare notare come, a mio avviso, tendano ad esserci due pesi e due misure nel rapportarsi con questi “estremismi”.

Su Youtube, ovviamente, piovono commenti a non finire: per lo più si fronteggiano utenti che ripagano Salvini con la stessa moneta, spesso e volentieri con gli interessi. Dall’altra parte, invece, vi è una timida constatazione di ciò che viene cantato dal politico con i suoi militanti non sia poi così difforme dalla verità.

Diamo il via, allora, al consolidamento di tutti gli stereotipi possibili immaginabili sui cavernicoli leghisti, sugli ominidi verdi, i neanderthaliani delle prealpi, foderandoci gli occhi in prima persona, impedendo a noi stessi ogni tentativo di comprendere la realtà dei fatti perché, in fondo, ci fa comodo pensarla così: è un’euristica, una scorciatoia di pensiero.

Tizio si comporta in un certo modo ed è pure leghista? A seconda dell’entità  del comportamento possiamo scegliere se gonfiare il petto e battere il pugno sul tavolo oppure, in alternativa, farci una risata, minimizzando, anestetizzandoci verso un certo tipo di intemperanze.

In realtà, la Lega non è solo Salvini che offende napoletani, il tizio con il barbone verde o quell’altro vestito come un vichingo: usualmente, televisione e stampa riportano soggetti come questi perché, esteticamente parlando, sono quelli più appariscenti, bucano meglio lo schermo. Così facendo, però, lo spettatore è indotto a pensare che questo “campione statistico” sia rappresentativo di tutto l’universo leghista, che siano tutti uguali!

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L'autore: Gabriele Casagrande