Colf e badanti 2020: tassa anti evasione del governo, come funziona

Pubblicato il 3 Ottobre 2019 alle 17:20 Autore: Guglielmo Sano

Tra le priorità del governo una serie di norme volte a contrastare l’evasione fiscale: tra queste anche una che riguarda famiglie, colf e badanti

Colf e badanti 2020: tassa anti evasione del governo, come funziona
Colf e badanti 2020: tassa anti evasione del governo, come funziona

In vista del varo della prossima Legge di Bilancio, taglio del cuneo fiscale tra le priorità del governo insieme a una serie di norme volte a contrastare l’evasione fiscale: tra queste anche una che riguarda famiglie, colf e badanti.

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Colf e badanti: trasformare le famiglie in sostituti d’imposta?

Allo studio dei tecnici dell’esecutivo, nel quadro di un irrigidimento delle norme anti-evasione, un provvedimento che trasformerebbe le famiglie in sostituti d’imposta qualora avessero alle proprie dipendenze del personale domestico, colf e badanti compresi. In pratica, le famiglie dovrebbero trattenere una parte della retribuzione che attualmente versano al lavoratore per versarla direttamente nelle casse dello Stato, un po’ come per i contributi, mentre prima tale quota era versata al fisco dal lavoratore in forma di imposta sul reddito (Irpef).

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Secondo l’ultima relazione sull’economia sommersa che ogni anno accompagna il Def, il 22,8% di colf e badanti è del tutto invisibile al Fisco; a questo dato bisogna aggiungere un 9,8% del settore che si stima essere sottodichiarato. Sostanzialmente, il 33,3%, un terzo insomma, dei dipendenti domestici e degli addetti ai servizi alla persona di fatto non è sottoposto all’applicazione delle imposte previste. Ancora non è certo un intervento del governo sul tema, d’altra parte, è chiaro che sia stato individuata un’area su cui agire in chiave di contrasto all’evasione.

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La critica dei sindacati di categoria

Con una nota si è schierato nettamente contro un provvedimento del genere Assindatcolf, il sindacato di colf e badanti: “sarebbe intollerabile fare cassa a spese delle famiglie che già oggi, in mancanza di adeguate leve fiscali e di un welfare efficiente, sono costrette a farsi carico di tutto il peso dell’assistenza, anche e soprattutto economico. Un onere destinato a crescere qualora il datore di lavoro domestico fosse reso sostituto d’imposta poiché, oltre al versamento contributivo e alla retribuzione netta concordata con il lavoratore, la famiglia dovrebbe farsi carico di versare anche l’Irpef per il proprio dipendente”.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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