Trieste, ore 17

Pubblicato il 4 Ottobre 2019 alle 22:53 Autore: Nicolò Zuliani
Trieste, ore 17

Ho vissuto sei anni a Trieste.

In quella città ho lasciato un pezzettino del mio cuore per i suoi palazzi, la sua gente, le sue abitudini e quei ritmi indolenti da città di confine. La bora nera, il silenzio di notte quando all’improvviso senti un boato e sono persiane che volano via, file di scooter che precipitano e cassonetti che se ne vanno per i conti loro. L’estate a Barcola e nelle osmizze, l’inverno col bavero tirato su ad arrancare per piazza della Borsa o su per via Giulia; alla fine nemmeno t’accorgi del tempo che passa. Trieste è una città capace di farti sentire protetto e coccolato qualunque sia quella da cui vieni.

Non senti il tempo che passa.

Forse per quella giocosità di chi ci abita, o delle universitarie in minigonna, per il casino che fanno i gabbiani la mattina e il tentennare degli alberi del porto. Forse per l’aria elettrica che c’è alla Barcolana, o perché lì hai tutto ciò che ti serve per vivere senza stress, ansie da prestazione, pressioni sociali. È un mondo simile alle colline del veneto ma più aristocratico e divertito, come una nonna che ti allunga le Valda sottobanco per farti restare un po’ di più.

Ho conosciuto la questura di Trieste tre volte.

Ci sono stato per testimoniare, per fare domande e una volta per ubriachezza molesta. Da figlio di militare ho grande affetto e rispetto per le forze armate, ma anche nei miei rapporti con le forze dell’ordine ho sempre trovato uomini e donne che rispecchiavano la città dov’eravamo: una virgola di sorriso di chi trova il lato ironico della vita, tipo un romano che s’è appena svegliato – di buonumore.

Agente della polizia di Stato vicino ad un'auto della polizia
http://questure.poliziadistato.it/it/Roma/articolo/948576bf06b6eb16376125732

Non ricordo i volti o i nomi degli agenti con cui ho avuto a che fare, ma sono stati persone di enorme garbo, educazione e professionalità. Quello che è successo oggi alle 17 a Trieste è un orrore innanzitutto per ogni cittadino, perché chi colpisce lo Stato colpisce tutti noi; è un orrore come ex triestino, perché sono morti due uomini con cui avrei potuto sbronzarmi in Cavana.

Ed è un orrore come giornalista, perché so che miserie tirerà fuori.

Però potremmo evitarlo, se vogliamo.

Perché credo che quando due uomini che hanno scelto di dedicare la loro vita a proteggere la mia famiglia e il mio paese muoiono, meritino qualcosa di meglio del latrare osceno e generalista. E Trieste è una città che merita qualcosa di più di farneticazioni su flussi migratori o Dio sa cosa. So che quando ci va di mezzo l’emotività si dicono – o peggio, si fanno – cose di cui poi ci si pente.

E so che per qualsiasi bravo cittadino l’idea che i propri difensori vengano ammazzati è intollerabile.

Ma se si strumentalizza questa volta, si continuerà a fare in un crescendo di odio e niente, che porterà solo a guardarci sempre più in cagnesco, a parlare e a ragionare sempre di meno, arroccandoci su posizioni estreme quanto vuote. Non è un discorso che farei alle famiglie, naturalmente, perché conosco il dolore di un lutto e so che hai il diritto di dire tutto quello che ti passa per la testa. Non conoscevo quei due poliziotti, ma mi piace pensare che noi, come italiani, possiamo ancora dimostrargli che ci meritiamo quello che ci hanno dato.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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