Pensioni ultima ora: Quota 100, gli effetti sui nuovi assegni per Cazzola

Pubblicato il 29 Ottobre 2019 alle 17:10 Autore: Giuseppe Spadaro

Pensioni ultima ora: analisi e confronti tra i dati delle pensioni dell’anno 2018 ed i primi mesi del 2019. Cosa è successo con l’introduzione di Quota 100.

Pensioni ultima ora – Uno più attenti analisti dello scenario previdenziale italiano è l’economista ed esperto in materia Giuliano Cazzola. Il quale, dopo che l’Inps ha reso noto il flusso delle nuove pensioni erogate nel 2019, ha elaborato alcune riflessioni. Considerazioni che tengono conto dell’avvio, nell’anno 2019, della dibattuta Quota 100: misura fortemente voluta e oggi difesa dalla Lega.

Assegni pensionistici: confronto tra 2018 e primi 9 mesi del 2019

Nel suo intervento pubblicato dal sito ilsussidiario.net sostanzialmente l’esperto ha evidenziato che confrontando i dati tra l’anno 2018 e l’anno 2019 (con riferimento ai 9 mesi Gennaio-Settembre) i numeri non fanno registrare una impennata nell’anno ancora in corso. I numeri indicano un numero complessivo nel 2018 di 533.530 gestioni contro le 373.338 gestioni nei primi 9 mesi del 2019. Scrive l’economista “È vero che, per completare il 2019, mancano ancora tre mesi, ma a fine anno il dato complessivo, riguardante tutte le categorie di lavoratori privati, dipendenti e autonomi (non si capisce per quali motivi l’Inps non fornisce puntualmente le statistiche dei dipendenti pubblici, nonostante l’avvenuta incorporazione dell’Inpdap ormai da anni), non sarà molto superiore a quelle del 2018. Peraltro, anche l’importo medio mensile lordo è leggermente inferiore”. Infatti è di 1168 euro nel 2019 contro i 1081 euro del 2018.

Pensioni di vecchiaia

Un altro dettaglio messo a fuoco è quello relativo alle pensioni di vecchiaia. Nella tabella proposta dall’articolo sono 141.861 (importo mensile 777 euro) contro le 63.926 del 2019 (importo mensile 738 euro). “Va notato – ha argomentato Giuliano Cazzola – invece il caso del crollo delle pensioni di vecchiaia. Il motivo non è casuale, ma risponde a una bizzarria della controriforma”.

Quale è? Ecco la risposta: “Il dl n. 4/2019 si è limitato a prevedere la mancata applicazione dell’aggancio automatico alla dinamica dell’attesa di vita, fino al 2026, per la sola pensione anticipata, ma per quella di vecchiaia, il cui requisito anagrafico non ha beneficiato del blocco. Come scrive l’Inps: nei primi nove mesi del 2019 si registra un numero complessivo di liquidazioni di vecchiaia decisamente inferiore al corrispondente valore del 2018. La differenza rilevata in questo monitoraggio, che in parte verrà colmata con lo smaltimento, nel 2019, delle giacenze delle pensioni con decorrenza precedente, è riconducibile per il primo semestre dell’anno all’aumento del requisito di età richiesto per la liquidazione della pensione di vecchiaia per effetto dell’incremento di 5 mesi della speranza di vita. Lo stesso principio è valso per i trattamenti di invalidità e l’assegno sociale”.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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