Sull’acqua alta a Venezia e il chiacchiericcio dei social

Pubblicato il 13 Novembre 2019 alle 18:11 Autore: Nicolò Zuliani
Sull’acqua alta a Venezia e il chiacchiericcio dei social

L’acqua alta a Venezia è un evento che dall’esterno può sembrare bizzarro o caratteristico, tanto che alcuni mi chiedono in che periodo possono andare a vederla (spoiler: questo). I veneziani ci sono abituati, tanto che lì esiste uno status symbol che nelle altre città manca e viceversa: gli stivali da acqua alta firmati. Oh, dopotutto noi non abbiamo le macchine di lusso, qualcosa bisogna inventarsi.

Nella pratica l’acqua alta è una bella scocciatura; Venezia non è piatta come si crede, e di solito quando sale la marea – sie ore ea caea, sie ore ea cresse (sei ore cala, sei ore cresce) ci sono zone allagate già munite di passerelle e di barriere davanti ai negozi mentre in altre è più raro. Non è un caso se le foto che girano son quasi tutte di piazza San Marco/Rialto/Papadopoli.

Rialto
San Marco

Di norma, parecchie zone restano all’asciutto.

I primi a rimetterci per l’acqua alta sono i ristoratori, che devono tenere chiusi gli innumerevoli bacari. I secondi sono i negozi di lusso in cui nessuno va a fare shopping in quelle condizioni, mentre i supermercatini proseguono come niente fosse; se non avete mai provato l’ebbrezza di fare acquisti arrancando nell’acqua gelida può essere spassoso. Se ci vivi è tremendo, soprattutto perché l’età media è alta e molti vecchietti finiscono isolati in casa.

A sforzarsi di trovare un lato felice dell’acqua alta, però, è la solidarietà tra veneziani; lingua, colore, sesso o età diventano irrilevanti in funzione di gesti e azioni. Se non ci avete vissuto è difficile spiegare quanto una calamità possa unire e ammutolire la gente al tempo stesso; ti può capitare di vedere negozi con catene di cinque, sei persone che si passano secchi e stracci, puliscono oggetti, tirano su di peso anziani e donne incinte senza conoscersi né parlare. A Venezia l’aiuto dello Stato è benvenuto, ma sai già che vicini di casa, passanti o commercianti della calle arriveranno a vedere come sei messo e, nel caso, a dare una mano.

È una cosa che se vedi succedere fin da bambino ti forma.

Specie perché sei un frugoletto scemo che non vede i disagi, le perdite economiche, i rischi, le scomodità. Non senti le differenze di idee o di fede politica, è tutto un gioco in cui gli adulti si aiutano; poi non è che diventano amici, ma si conoscono non più come “quello che pensa X” ma “quello che m’ha aiutato a svuotare la cantina”. A quel punto, se anche è diverso da te, lo guardi e lo tratti come una persona invece che un nemico, perché sai che le parole sono una cosa, i secchi d’acqua gelata alle due di mattina un’altra.

Mi dispiace non essere a Venezia a dare una mano, ma per fare un gioco di parole, Venezia è già in buone mani.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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