Principio di sussidiarietà: cos’è, come funziona e le ultime novità

Pubblicato il 26 Novembre 2019 alle 12:38 Autore: Claudio Garau

Principio di sussidiarietà: di che si tratta, qual è la sua origine in Italia e perchè è così determinante per la vita dei cittadini. Le ultime novità

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Principio di sussidiarietà: cos’è, come funziona e le ultime novità

Il principio di sussidiarietà è un concetto tipico del diritto costituzionale e spesso è citato nelle notizie di cronaca relative ai rapporti tra Stato ed enti locali, ma di rado è anche compiutamente chiarito nei suoi tratti essenziali. Vediamo allora che cos’è, come funziona il principio di sussidiarietà e perché è così determinante nel contesto democratico del nostro paese.

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Principio di sussidiarietà: di che si tratta e origine storica

Dare una definizione sintetica ed esaustiva del principio di sussidiarietà non è difficile, stante l’estrema praticità di questo pilastro dei rapporti tra Stato ed enti locali. Semplicemente, tale principio di sussidiarietà riguarda le relazioni tra i vari livelli territoriali di potere ed implica che, in prima battuta, l’esercizio delle pubbliche funzioni a favore della cittadinanza, sia effettuato al livello territorialmente più vicino ai cittadini e, soltanto in via residuale, che tali funzioni siano svolte – eventualmente – dal livello territorialmente superiore, ovvero nella mera ipotesi in cui tale livello sia capace di una migliore performance in termini di risultati e benefici per la cittadinanza. In altre parole, il principio di sussidiarietà comporta che la titolarità delle funzioni amministrative sia propria, anzitutto, dei Comuni e, esclusivamente in forma subordinata e residuale, quando lo impongano esigenze di coordinamento, efficienza ed unitarietà, a Province, Città metropolitane, Regioni e, infine, Stato. Per tale via, abbiamo il cosiddetto principio di sussidiarietà in senso verticale, ma gli esperti di diritto costituzionale hanno inquadrato anche un principio di sussidiarietà inteso in senso orizzontale, ovvero quello che implica la partecipazione del cittadino, sia come singolo sia attraverso corpi intermedi (ad es. associazioni o partiti), al fine di cooperare con l’insieme delle istituzioni, per la miglior definizione degli interventi mirati alle realtà locali come Comuni e Città Metropolitane.

Da dove nasce, nel nostro ordinamento, il principio di sussidiarietà

Dal punto di vista dell‘origine storica nel nostro ordinamento giuridico, il principio di sussidiarietà si colloca nel solco di esperienze simili in paesi come gli USA, la Germania (e la stessa UE intesa come istituzione), in cui – tuttavia – il federalismo tipico di quelle realtà statali è stato determinante per l’ampia diffusione della logica in esame. In Italia, invece, il principio di sussidiarietà in oggetto è stato considerato non basilare fino alla sua introduzione effettiva, avvenuta in tempi di certo non remoti, ovvero nel 2001, data di entrata in vigore della legge costituzionale n. 3, relativa alle modifiche del titolo V della parte II della Costituzione. Con tale provvedimento, infatti, i principi di sussidiarietà, ma anche quello di differenziazione e di adeguatezza, sono diventati pilastro dell’organizzazione della PA e dello Stato. Oggi l’art. 118 Cost. dispone pertanto che: “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza“.

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Le ultime novità sul tema

Sulla linea del miglioramento dell’esercizio delle funzioni pubbliche, con una più efficace applicazione pratica del principio di sussidiarietà, si inserisce la nona Conferenza sulla sussidiarietà in svolgimento in aula a palazzo Madama.

In tale contesto, il presidente del Senato Elisabetta Casellati, ha infatti usato parole molto chiare, nell’affermare con forza il valore della sussidiarietà: “Il grande tema della sussidiarietà ci riporta all’essenza stessa della vita democratica delle istituzioni e al loro primo e qualificante compito: operare per il bene comune, al servizio esclusivo dei cittadini. È a questa finalità che i decisori pubblici devono indirizzare le proprie attività, è questo l’obiettivo che deve caratterizzare il dibattito sull’adeguamento, l’aggiornamento e la riforma degli strumenti a disposizione dei legislatori”. La Casellati ha poi aggiunto che, nell’ottica del raggiungimento di nuovi obiettivi e delle buone prassi: “migliorare l’applicazione dei principi di sussidiarietà significa infatti migliorare la qualità delle politiche pubbliche e la loro efficacia, efficienza ed economicità. Come giustamente rilevato dalla task force sulla sussidiarietà e proporzionalità, uno degli aspetti dirimenti è e sarà la capacità di promuovere una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali alle scelte decisionali“. Insomma, la direzione è quella di un coinvolgimento ancora maggiore degli enti locali, non solo nell’applicazione pratica del principio di sussidiarietà, ma anche e soprattutto nel senso di una maggior partecipazione alla definizione dei programmi e degli obiettivi che debbono ispirare la sinergia di tutti enti pubblici.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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