“L’assenza di contenuti ci fa parlare tutti di contenitori”. Il TP a colloquio con Enrico Bertolino

Pubblicato il 12 Settembre 2009 alle 20:53 Autore: Salvatore Borghese

Solo il 2% della nostra mente funziona in modo esclusivamente razionale, tutto il resto risponde all’emotività ed alle reazioni inconsce attraverso frames, ovvero strutture di linguaggio familiari: a dirlo è il professor George Lakoff, docente di scienza cognitiva a Berkeley. Ma davvero l’odierna scienza comunicativa lavora sfruttando questi principi?

“Lo riscontriamo quotidianamente nel discorso politico italiano degli ultimi anni. C’è da dire che questo deterioramento della qualità del dibattito è attribuibile ad un evidente vuoto contenutistico. Tanti anni fa si votavano le idee, i contenuti, chiunque ci fosse a rappresentarli, oggi invece votiamo per dei contenitori, che potrebbero contenere di tutto, perché tutto si riempie con velocità. Guardiamo i giornali come riportano le notizie sul dibattito politico: titoli forti, che puntano sull’emotività delle persone, si riportano attacchi frontali anche personali molto pesanti. Ma ce lo vedete un politico della prima repubblica che attacca l’avversario dandogli del ‘puttaniere’? Oggi anche questo è un tipo di attacco che funziona, perché fa ‘audience’, è tutto è in mano alla logica degli ascolti”

Ma vale per tutti? Guardando agli ultimi 15 anni, la cosiddetta seconda repubblica, non verrebbe certo da pensare che il metodo comunicativo sia uguale per tutti i principali esponenti politici. Prendiamone tre a caso, quelli che nel loro campo hanno ottenuto i maggiori successi di popolarità: Berlusconi, Prodi e Bossi.

“Berlusconi adopera da anni una comunicazione essenzialmente di mercato, lui punta al target e fa di tutto per accattivarselo; la comunicazione di Prodi è di tipo diverso, punta a toccare gli animi delle persone comunicando serenità, al punto tale che può dare l’idea di una pacatezza anche eccessiva. Bossi è quello che più punta al suo pubblico ben determinato, alla sua ‘gente’, la quale vuole sentirsi dire certe cose, magari con una gestualità particolare (ad esempio un dito medio alzato di tanto in tanto), col fazzoletto verde al collo e così via; ma anche se spesso assume un connotato aggressivo, è una comunicazione che crea affezione, che come le altre due serve non tanto a indicare dei nemici ma a crearsi degli amici, dei supporter. In questo la Lega ha un metodo più ‘cerimoniale’, Berlusconi uno più ispirato al marketing, e la sinistra, specie con Prodi, un approccio più ‘romantico’. E non è un caso se questo ultimo approccio abbia meno successo in un periodo come questo in cui di romanticismo ce n’è molto poco”

Più in generale, si riscontra in tutta Europa un declino dell’efficacia del messaggio proveniente dal fronte progressista, declino evidenziato dai risultati delle ultime elezioni europee. Non si può non affrontare il nodo dell’efficacia dal lato della comunicazione per spiegarsi questo declino e correre ai ripari.

“Destra e sinistra si fronteggiano come se l’uno fosse un brontosauro, grosso e lento, e l’altro fosse un velociraptor, rapido e feroce. In questo la sinistra italiana è ‘esemplare’: si perde tempo da anni con riunioni di gabinetto, di sottogabinetto, con primarie in cui ci si cura meno della partecipazione che di chi si candida; se io faccio delle primarie, in cui può vincere tanto Veltroni, quanto Bersani, per dire, ma magari votano uno, forse due milioni di persone, che senso hanno queste primarie? Cosa ci dicono? Poco o nulla. E ci ritroviamo con la Lega che sfonda in regioni prima molto a sinistra perché ha presidiato le piazze, le fabbriche con i suoi gazebo, riprendendo di fatto gli strumenti del vecchio Pci, il tutto mentre gli altri erano in riunione, o magari a Capalbio a mangiare qualcosa di buono. E così abbiamo l’immagine – diffusa – di una sinistra radical chic e di una Lega che propone giovani candidati culturalmente preparati, nella misura in cui sanno quali sono i problemi dei loro elettori nel loro territorio.”

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L'autore: Salvatore Borghese