“Luigi Di Maio non ha più il potere di capo politico” parla Paragone

Pubblicato il 18 Dicembre 2019 alle 18:07 Autore: Alessandro Faggiano

“Luigi Di Maio non ha più il potere di capo politico” parla Paragone che, dopo aver votato contro la linea del partito, è stato deferito ai probiviri.

Luigi Di Maio non ha più il potere di capo politico parla Paragone
“Luigi Di Maio non ha più il potere di capo politico” parla Paragone

Abbiamo già scritto della nuova struttura del Movimento 5 Stelle: Luigi Di Maio ha cercato di rimescolare le carte in tavola per assopire le critiche piovutegli addosso sia dai rappresentanti istituzionali del M5S (a partire da Michele Giarrusso e Gianluigi Paragone), sia da una parte della base elettorale.

Intervistato da Agorà (Rai 3) e interpellato sul dialogo che ha con Di Maio, il giornalista risponde caustico: “ma perché dovete parlare di Luigi Di Maio come se fosse ancora il capo politico? Non ha più il potere del capo politico, lui ce l’ha solo scritto sul biglietto da visita, adesso a lato ha anche un team di facilitatori. Adesso vediamo rispetto alle sfide pratiche cosa accade ma non più il potere di un capo politico”. Paragone ha poi specificato, in un secondo momento, che “Di Maio non farà mai un passo indietro” e che “ogni settimana che passa dovrà affrontare problemi sempre maggiori”.

Paragone chiude rimarcando il concetto secondo cui l’attuale ministro degli Esteri “non è più il capo politico con la leadership forte di un anno fa”.

Paragone contro Luigi Di Maio: almeno per ora, nessun provvedimento disciplinare

L’atteggiamento critico di Gianluigi Paragone non ha portato ancora ad alcun provvedimento disciplinare nei suoi confronti, ma cresce il numero di deputati e senatori pentastellati che chiedono le sue dimissioni. Tra le figure di spicco che reclamano il ritiro di Paragone troviamo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il ministro Stefano Patuanelli e il vicecapogruppo del M5S alla Camera, Riccardo Ricciardi. Quest’ultimo ha sottolineato come Paragone, da dopo le elezioni europee di maggio, si sia avvicinato sempre di più alle posizioni dell’attuale opposizione e si chiede: “Perché non si dimette? Sia coerente, almeno per una volta e, come aveva annunciato di fare quest’estate, lasci il Parlamento”.

Paragone deferito, ma incertezza sull’effettiva sanzione

Il senatore pentastellato è stato segnalato ai probiviri del Movimento ma, considerando il peso sia mediatico che quello interno al M5S stesso, sembra difficile che possa arrivare un’espulsione per direttissima. Almeno per il momento.

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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