Voglio anch’io parlare del selfie di Salvini, ma i poteri forti me l’hanno impedito

Pubblicato il 19 Dicembre 2019 alle 17:15
Aggiornato il: 3 Gennaio 2020 alle 18:37
Autore: Nicolò Zuliani
Voglio anch’io parlare del selfie di Salvini, ma i poteri forti me l’hanno impedito

Oggi l’Internet non fa che insultarsi gli antenati sulla foto della ragazzina in aereo con Salvini, con tanto di articoli e opinionisti che dibattono se sia un gesto legittimo o meno. Pur rendendomi conto dell’importanza capitale del dibattito e di come in ballo ci sia il futuro della nazione, stavo preparandomi a tuonare contro il malcostume dilagante quando il lavandino della cucina ha deciso di otturarsi.

È poco interessante? Forse, ma sempre meglio del selfie di una ragazzina.

Ora, per risolvere questo impellente problema ci sono due modi. Il primo è quello dei millennials, consiste nel chiedere ad Alexa di scaricare un’app che mi dica qual è l’idraulico più vicino, scoprirne le tariffe e grazie all’app dell’Esselunga farmi consegnare a casa un flacone di idraulico liquido. Il secondo è quello di nonno Gianni, che consiste nello staccare il sifone, pulirlo con le dita, tirare due madonne e rimetterlo su.

Scelgo il secondo.

Con mia grande gioia il lavabo esplode in un’orgia di cibo in putrefazione, accumuli di detersivo, pezzi di plastica, fili e acqua che lesta si disperde sul parquet e su di me. Lo tappo con la mano, studiando il da farsi. Alle mie spalle c’è la bacinella per lavare i capi a mano, ma il sifone è incastrato nella pietra del lavandino e non ci starebbe nemmeno in verticale. Di fianco c’è la lavatrice, e ricordo – mi pare – di fianco vi siano stracci da buttare. Non ne sono sicuro, perché io e Leonora abbiamo una suddivisione dei compiti molto precisi: io stiro qualunque cosa lenzuola incluse, lei mi tiene lontana da quell’attrezzo dannato.

Non guardatemi così.
Mi rilassa.

Con la punta del piede apro lo scomparto, frugo di lato e comincio a scalciare per tirare fuori quello che capita. Emergono vecchie tovaglie, magliette e camicie che a me piacevano ma a Leonora no “le avrai lasciate in qualche albergo, amen”, e finalmente i drappi. Con le dita dei piedi prensili, caratteristica genetica di famiglia, li porto a distanza utile e ci faccio una barriera, poi lascio il sifone. L’orrore crolla e tracima, ma la situazione sembra contenuta. Solo ora che ho le mani libere e posso girarmi ricordo che i miei 40mq milanesi sono leggermente inclinati, e l’acqua sozza segue le leggi della fisica scorrendo verso l’ingresso; non ci sarebbe nulla di male, se solo l’ingresso non fosse saturo di decine e decine di scatoloni.

Dentro quelli in basso ci sono i libri di Storia miei, di mio padre e di mio nonno, inclusa la quadrilogia di J. Pirenne sulla Storia universale, prima edizione, 1956.

Chiamo in mio soccorso quei tre-quattro santi e mi butto di peso sopra l’acqua immonda perché maglione, giacca e pantaloni possano assorbire il liquido maledetto, ma è tardi. Gli scatoloni hanno già assorbito, quindi posso soltanto svuotarli pregando di fare in tempo. Peccato che sopra ci siano altri settordici scatoloni con piatti, quadri, vestiti, masserizie, una lampada Sheffield da 16kg datata 1913 – comprata da un idiota per 30 euro.

Fradicio e puteolente scaglio ogni cosa per salvare i miei tesori; ora l’appartamento è un campo di battaglia e sto asciugando pagina per pagina i libri col phon di Leonora. Poi dovrò pressarli, ma il danno è modesto. Certo appena la mia fedele compagna tornerà a casa scoprirà che gli scatoloni così faticosamente rubati in giro sono ridotti a pappetta, ma essendo lontani dal periodo premestruale penso eviterò il plotone d’esecuzione.

Però ecco, con il cuore volevo anch’io parlare del dito medio a Salvini che dorme. Perdonatemi, se potete.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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