Cedole ETF 2020: tipologie e tassazione

Pubblicato il 6 Gennaio 2020 alle 07:30 Autore: Giovanni Frulio

Gli ETF non sono strumenti derivati, replicano l’andamento di un determinato indice e sono una soluzione per diversificare il portafoglio finanziario.

Cedole ETF 2020: tipologie e tassazione

Cedole ETF 2020: tipologie e tassazione

Nei mercati finanziari, ed in genere nel mondo degli investimenti, sono diverse le opportunità che permettono di impiegare il proprio capitare e di vederlo fruttare una rendita. Parte di questa articolata realtà è occupata dagli Exchange Traded Fund (ETF). Per ETF si intendono quei fondi di investimento che hanno a riferimento un parametro oggettivo. Ovvero si parla di un particolare strumento finanziario che consente di investire il capitale inseguendo i rendimenti di intere categorie di investimento a seconda della tipologia del mercato, dell’area geografica di appartenenza fino anche al settore merceologico.

Attenzione all’ ETF CARZ della First Trust Bank

Gli ETF, quindi, vengono scambiati allo stesso modo di come avviene per un semplice titolo di borsa ma offrono il notevole vantaggio della diversificazione. Infatti i fondi possono interessare tutte le realtà quotate in un mercato ed appartenenti, ad esempio, ad uno specifico settore come l’automotive: è il caso dell’ETF CARZ emesso dalla First Trust Bank, con sede nell’Irlanda del Nord, che gestisce ad oggi attività per oltre 18 milioni di dollari e che nel periodo 2017-2018 ha registrato una prestazione positiva anche superiore al 20%.

Le peculiarità di questo strumento finanziario risiede proprio nella diversificazione dei titoli. Si sa, investire in borsa comporta sempre un rischio. Il rischio è tanto alto quanto è stretta la dipendenza del capitale investito verso un unico prodotto finanziario o titolo negoziato. Questo semplicemente perché se si investisse soltanto in un titolo e questo dovesse perdere ampio mercato, si finisce per erodere il capitale e compromettere irrimediabilmente il proprio investimento. Diversificare il proprio portafoglio finanziario appare come un giusto modo per ridurre questo rischio ed attuare una strategia che punti ad incrementare la propria ricchezza. Diversificare, in sostanza, significa acquistare più titoli e più strumenti finanziari, una scelta che inevitabilmente comporta l’impiego di ulteriori risorse come maggiori commissioni, un maggior numero di intermediari da coinvolgere ed una gestione generalmente più “pesante”. Negli ETF confluiscono più titoli in modo da annullare questi aspetti negativi semplificando la diversificazione fino a renderla semplice quanto l’acquisto di un singolo titolo.

ETF 2020 per diversificare e limitare i rischi

Generalmente, gli ETF non sono considerati degli strumenti derivati e si limitano a replicare l’andamento di un determinato indice. I costi di gestione sono decisamente ridotti rispetto ai costi che si sosterrebbero acquistando i vari titoli singolarmente.

Quando ci si ritrova a dover scegliere tra i vari ETF disponibili sul mercato, si noterà certamente che vi è una differenza a seconda della frequenza con la quale vengono pagate le cedole. Infatti si hanno ETF di accumulo e di distribuzione. Nel primo caso si ha una capitalizzazione composta, cioè gli eventuali profitti vengono reimpiegati nell’attività finanziaria generando ulteriori interessi. Nel secondo caso, l’investitore entra in possesso della liquidità con una data frequenza che può essere mensile, trimestrale, semestrale ed anche annuale. Bisogna tener conto, soprattutto nel caso degli ETF di distribuzione, della tassazione alla quale questi prodotti sono soggetti. Infatti in Italia viene tassata la liquidità una volta che si è realizzata, pertanto non vengono tassati i profitti accumulati con la capitalizzazione composta fin quando non verranno effettivamente incassati dall’investitore.

Che tassazione?

Ecco che bisogna ben valutare la scelta degli ETF, in quanto un prodotto che alla scadenza avrà generato una minusvalenza non comporterà il pagamento di una tassa, cosa che invece accade per i dividendi distribuiti. In un semplice esempio: se si acquista un ETF a 1000 e lo si rivende a 995, si determina una minusvalenza di 5 e quindi non bisognerà versare alcuna tassa. Se invece quello stesso ETF ha distribuito dividendi per 10 vendendolo alla fine per 985, l’investitore avrà incassato comunque un totale di 995 ma dovrà pagare le tasse sul dividendo di 10. L’imposizione fiscale sui rendimenti realizzati con questa tipologia di strumento finanziario vede un’aliquota del 26%, in riferimento agli articoli 44 e 45 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi TUIR (istituito con DPR del 22/12/1986 n°917) circa i redditi da dividendi nell’ambito dei redditi da capitale.

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L'autore: Giovanni Frulio

Appassionato di management aziendale ed energetico, seguo attivamente la politica ed il mondo delle imprese e della finanza.
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