Elezioni a Londra: ecco perché ha vinto Boris Johnson

Pubblicato il 5 Maggio 2012 alle 17:33 Autore: Daniele Curcio
Boris Johnson

E mentre il Labour vince le comunali in gran parte del paese , le vera sconfitta per David Cameron arriva dalla capitale.

“F****** Bollocks”. L’ultima improvvida espressione in tv  di Boris Johnson, atipico Sindaco conservatore di Londra, è diventata, suo malgrado, la frase “simbolo” di questa campagna elettorale appena conclusasi che ha sancito la rielezione dell’ex direttore del “The Spectator” alla guida di “City Hall”.

Una frase che noi tradurremmo, per rimanere nell’ambito del “politically correct”, come “emerite stupidate” ma che in inglese e per gli inglesi, assume un significato molto più rude e volgare, soprattutto se rivolta ad un famoso e rispettato cronista politico della BBC e che, a suo modo, racchiude la fenomenologia del personaggio Johnson, poco più che un improbabile candidato nel 2008, uno dei sindaci più amati d’Inghilterra nel 2012.

Una improbabile pettinatura in biondo platinato, un uso libertino del linguaggio, delle parolacce e dell’offesa libera verso omosessuali e musulmani, una profonda avversione verso le tasse e verso l’Unione Europea, una enorme cultura e un amore incondizionato per l’uso della bicicletta (che usa quotidianamente per i suoi spostamenti in città, quando non usa la “Tube”) che lo ha portato a dotare Londra del più moderno sistema di “bike sharing” al mondo, tutto questo è Boris Johnson.

Guai tuttavia a credere che la riconferma di Johnson alla guida di Londra sia una vittoria per il partito conservatore. Le elezioni che si sono concluse ieri hanno infatti rappresentato un enorme smacco per la leadership del primo ministro David Cameron e del suo alleato liberaldemocratico Nick Clegg (il candidato LibDem a Londra è arrivato solo quarto, dietro addirittura alla candidata verde). La coalizione di Governo, che tutti i sondaggi davano per sicura perdente, ha infatti subito una sconfitta maggiore di quanto i maggiori commentatori politici si aspettassero. Perdendo seggi nei consigli comunali di mezza Inghilterra, dalle roccaforti operaie di Liverpool e Manchester fino alla moderata Birmingham, dove il partito laburista all’opposizione ha riconquistato la maggioranza dopo numerosi anni, il 4 di Maggio sarà ricordato da tutti come la definitiva consacrazione del “nuovo corso” del “Labour Party” guidato dal giovane Ed Milliband.

“David Cameron proclamerà vittoria dopo i risultati arrivati a tarda sera dalla capitale”, hanno affermato i maggiori cronisti politici del paese. Ma sarà una “vittoria di Pirro” se non una vera e propria sconfitta. Certo, la capitale è rimasta ai conservatori, ma sarebbe sbagliato interpretare quelle urla “Boris, Boris” come una vittoria del primo ministro.

Boris Johnson non è difatti solamente un conservatore atipico e fuori dal “mainstream” del suo partito, è anche uno dei politici più “scaltri” d’Inghilterra che David Cameron vede come una “seria minaccia” ala sua leadership. Sono sempre più incontrollate le voci che darebbero lo stesso Johnson come sfidante certo di Cameron alle prossime primarie di partito e significativa è la frase, allo stesso tempo ironica e sprezzante, pronunciata da Ken Livingstone, sfidante laburista sconfitto, nel suo “acceptance speech” di ieri notte: “questa sera sappiamo già chi sarà il prossimo vero leader dei Tories”.

La vittoria di ieri sera è quindi solamente di Boris Johnson che, grazie al suo essere un “maverick” è riuscito a riconfermarsi nonostante un’ondata laburista che non ha risparmiato nemmeno la capitale. Se il sindaco che guiderà la città durante le olimpiadi sarà difatti un conservatore, non si può dire lo stesso del consiglio comunale, dove i laburisti hanno conquistato una netta maggioranza “sfilando” molti seggi al partito conservatore.

Una elezione simbolo quella per il Sindaco di Londra che ha visto scontrarsi due “mastini” della politica inglese. Anche il candidato laburista era difatti, a modo suo, un “personaggio”. Ken Livingstone, conosciuto dai londinesi come “Red Ken” (“Ken il Rosso”) date le sue posizioni molto a sinistra rispetto al suo stesso partito, già sindaco dal 2000 al 2008 e sconfitto proprio da Johnson quando si era ricandidato per un terzo mandato, ha combatutto una battaglia dura ma leale.

E’ stato necessario ricorrere al ballottaggio per stabilire un vincitore. Ogni elettore in Inghilterra è chiamato difatti ad esprimere una doppia preferenza: quella per il suo candidato preferito e quella per un candidato alternativo. Se nessun candidato raggiunge, grazie alle sue prime preferenze, il 50% dei voti allora entrano in gioco anche i voti di “backup” di coloro che avevano scelto i candidati “eliminati”, che vengono assegnati ai due candidati più votati. Ed è stato proprio questo “ballottaggio al primo turno” a sancire la vittoria di Johnson col 51,5% contro il 48,5% di Livingstone.

Insomma, una elezione al cardiopalma il cui significato politico sarà evidente solo fra qualche mese quando la leadership di Cameron, sempre più in difficoltà ed impopolare nel paese, potrebbe subire il “colpo di grazia” se davvero Boris deciderà di sfidarlo.

I titoli dei quotidiani di stamattina lo danno già per certo: “Boris for Prime Minister?”. Downing Street sta aspettando.

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L'autore: Daniele Curcio

Studente in Economia e Business Internazionale alla Università Bocconi di Milano, è appassionato di politica Americana sin da giovane. Durante i suoi numerosi viaggi negli Stati Uniti ha avuto modo di approfondire i suoi studi nel settore. Consigliere di Municipio nel Comune di Brescia dal 2008. Caporedattore della sezione Esteri di Termometro Politico, sezione americhe e english version
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