Congresso IDV: considerazioni

Pubblicato il 8 Febbraio 2010 alle 12:25 Autore: Salvatore Borghese

In verità è difficile che, se anche si fosse votato a scrutinio segreto, il presidente non sarebbe stato ugualmente rieletto. Ma a questo proposito, indicativo è quanto avvenuto per l’elezione della coordinatrice del dipartimento “Donne”. L’unica candidatura era quella di Patrizia Bugnano, senatrice, già commissaria dello stesso dipartimento: in pratica si trattava di ratificare, a scrutinio segreto, una decisione già presa dai vertici del partito, e già di fatto effettiva. Ma le delegate donne (con diritto di voto) avevano in serbo un’amara sorpresa: non soltanto votavano solamente in 173, ma di queste 173 solo meno della metà (82) risultavano aver votato per la Bugnano, il resto erano schede bianche e nulle. Il segnale di disaccordo è stato evidentissimo, e Di Pietro non ha potuto far altro che prendere atto di ciò, rinviando a data da destinarsi l’elezione della coordinatrice, possibilmente nell’ambito di più candidature alternative. Per il momento, e questo è l’aspetto più grottesco della faccenda, il ruolo continua ad essere ricoperto dalla Bugnano in qualità di commissaria…

Un analogo segnale, seppur in un contesto molto più “nobile”, è venuto dalle votazioni per il coordinatore del dipartimento “Giovani”; elezioni non a caso fortemente elogiate da Di Pietro, poco prima della proclamazione del risultato, per le modalità con cui si sono svolte le operazioni di presentazione delle candidature, confronto-dibattito tra i candidati e operazioni di voto. Il risultato è stato che a vincere nettamente (con il 47% dei voti) è stato Rudi Russo, 28enne coordinatore della giovanile in Toscana, da circa due anni iscritto e militante del partito. Il suo slogan elettorale “voto libero, voto Rudi Russo” non era casuale: la grande favorita per queste elezioni era infatti un’altra candidata, Paola Calorenne, 27 anni, già da qualche mese commissaria provvisoria del dipartimento, nonostante la sua candidatura alle europee nella circoscrizione Sud (in quanto “appartenente” al deputato Messina, sostengono alcuni giovani decisamente poco benevoli nei suoi confronti) si fosse rivelata un mezzo flop, con 1.400 preferenze scarse ottenute: alla Calorenne è andato solo il 20% dei voti dei giovani delegati IDV sotto i 35 anni. Meglio di lei ha fatto anche la terza candidata, Adele Conte, una storia alle spalle fatta di esperienze nelle associazioni antimafia del sud Italia, a cui è andato il 33% dei voti. Anche in questo caso dunque la scelta “orientata”, seppur velatamente, dalla dirigenza è stata sconfitta. E i giovani militanti dell’IDV hanno dimostrato di non gradire scelte calate dall’alto, nemmeno in un partito fino a ieri gestito come una proprietà privata di Antonio Di Pietro.

Arriviamo dunque al punto della questione: cosa definisce il tasso di democraticità di un congresso di partito? Qualcuno sosterrà (non a torto) che un congresso non può dirsi pienamente democratico se non vi è un effettiva competizione per conquistare il vertice del partito. Il che però ci costringe a derubricare come poco, o per nulla, democratici molti dei congressi celebratisi negli anni scorsi da alcuni dei principali partiti di centrosinistra. Gli ultimi due congressi dei Democratici di Sinistra, pur vedendo la competizione di tre mozioni concorrenti, elessero segretario Piero Fassino con maggioranze schiaccianti. L’ultimo, quello che sancì lo scioglimento del partito nel nascente PD, si svolse in concomitanza con quello della Margherita, in cui addirittura si votò un’unica mozione, quella di Francesco Rutelli. Anche le primarie dell’ottobre 2007, quelle che elessero Veltroni e che furono l’atto fondativo del Partito Democratico, furono poco meno di un plebiscito annunciato per l’allora sindaco di Roma, a cui andarono 3 voti su 4 nonostante la notorietà e lo spessore dei suoi sfidanti (Rosy Bindi ed Enrico Letta). Eppure nessuno si sognerebbe di dire che in queste occasioni furono usate procedure non democratiche. Cosa fa dunque la democraticità di un congresso, o di una primaria, in cui si elegge il vertice di un partito?

 

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L'autore: Salvatore Borghese