La mannaia di Tremonti sui giornali politici

Pubblicato il 20 Febbraio 2010 alle 11:34 Autore: Giuseppe Ceglia
Il politico Giulio Tremonti

Nonostante questa “press austerity”, la riforma include elementi positivi: finalmente i fondi sarebbero erogati sulla base delle copie realmente vendute e non più su quelle fittiziamente stampate (a tal proposito, una delle piaghe dell’editoria è certamente l’alto numero di “giornalini” che non vedono quasi mai la luce, eppure usufruiscono delle sovvenzioni statali); si elimina la vendita “in blocco”, vecchio espediente per ricevere maggiori risorse pubbliche; si introducono criteri legati all’effettiva occupazione e una presenza minima in redazione di lavoratori professionisti; tutte le cooperative legate a vecchi movimenti politici si trasformano in “cooperative giornalistiche”, come il manifesto.

 

La realtà, però, è in parte diversa da quella auspicata. Se si passano in rassegna le testate in questione è facile intravedere giornali non allineati alla politica di governo, sia a destra che a sinistra. Insomma, ci sono tutti gli elementi per pensare che il Governo Berlusconi voglia fare “piazza pulita” di tutte quelle testate difficili da controllare, che negli ultimi tempi hanno creato diversi grattacapi al premier. Andreotti diceva: a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Attendiamo smentite.

Giuseppe Ceglia