Coronavirus: diario dai pollai d’Italia

Pubblicato il 4 Marzo 2020 alle 18:20
Aggiornato il: 25 Marzo 2020 alle 23:39
Autore: Nicolò Zuliani

Una raccolta per quando ricorderemo questo periodo e tenteremo di riscriverlo.

Coronavirus: diario dai pollai d’Italia

L’approccio del governo PD-M5S al Coronavirus si può riassumere in poche semplici fasi: -2 mesi, dalla Cina sta arrivando qualcosa ma ce ne freghiamo, non avvisiamo né interpelliamo virologi. Giorno X: È arrivata, panico, fine del mondo, isteria da ragazzine alle elementari. Giorno X+7: No dai, non esageriamo, anzi, freghiamocene. Giorno X +10: PIL in picchiata, commercianti furibondi, pronostico recessione; persone competenti dicono di non fare gli isterici ma di occuparsene.

Giorno X+12: No, continuiamo a fregarcene.

La ministra dell’istruzione Azzolina (M5S), in merito alle scuole chiuse, nella trasmissione Porta a porta dice la frase mantra di chi viene inquisito: è serena, tranquilla e fiduciosa nelle istruzioni dell’Istituto Superiore della Sanità. Se c’è una cosa che i grillini sanno fare bene è obbedire agli ordini e restare in attesa di istruzioni, ma qualcosa dev’essere andato storto.

Il presidente del consiglio (quasi M5S) dice che le scuole saranno chiuse fino a metà marzo, Azzolina dice che forse no. Poi che forse sì, ma comunque dice di avere un piano per assicurare gli esami di Stato: quale? Segreto. Il ministro della salute Speranza (PD), laureato in scienze politiche, dice che la situazione è seria e che bisogna chiedere uno sforzo ai cittadini.

Non importa che tu sia di centrosinistra, di centrodestra o sia stato bocciato all’università della vita a cinque stelle: la sensazione che il governo non sappia gestire la situazione ci accomuna tutti.

A Milano stiamo a casa, a Roma annamo bbene

«Ah dotto’, ‘o so io perché nun se trova ‘sto paziente zero» mi spiega il tassista, costeggiando le mura aureliane «Era uno che annava a fasse massaggià dalle cinesi, mo’ mica ‘o dice perché sennò la moglie je mena». Secondo il popolo, la ricerca del paziente zero ha come scopo la sua uccisione, perché i sacrifici umani generalmente placano gli dèi.

L’opinione è condivisa anche dai tassisti milanesi, che però si sbilanciano in una deduzione in più: «Tutti ‘sti contagiati al nord, ha presente? Eh, perché facciamo i tamponi, noi. Lo sa come funziona la sanità lì sotto? Ma se li vede a fare tamponi?». Interpellare i tassisti è un buon modo per scoprire come gli stereotipi più banali e idioti restino il Manuale delle Giovani Marmotte del paese reale.

Su Twitter, dove la creme de la creme intellettuale passa le giornate a darsi del fascista l’un l’altro, c’è un tangibile senso di frustrazione. Una folla abituata a risolvere le cose linciando poveracci è impotente davanti a un’epidemia: non c’è un colpevole, e quel che è peggio, non ha social. Ci si limita a condannare razzismo, fascismo e populismo alternato a bomber che piazzano il miglior gioco di parole o battuta, perché se il mondo deve finire, almeno ce ne andremo sapendo di essere stati retwittati da qualche spunta blu.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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