Videogiochi in quarantena da covid: la campagna dell’Oms

Pubblicato il 2 Aprile 2020 alle 18:55 Autore: Marco Martana

L’industria dei videogiochi e l’Oms vengono in aiuto per far fronte all’emergenza Covid-19. Grazie alla campagna di sensibilizzazione PlayApartTogether,

Videogiochi in quarantena da covid la campagna dell'Oms
Videogiochi in quarantena da covid: la campagna dell’Oms

In questi giorni di quarantena obbligatoria, si cerca di passare il tempo nei modi più variegati possibili nelle proprie case. C’è chi legge, chi fa smatworking, chi vede serie tv o film, chi si allena in casa e chi ne ha più ne metta. Non meno importante è chi sta dedicando il proprio tempo davanti al proprio videogioco preferito.

Videogiochi come terapia contro la quarantena

L’industria dei videogiochi e l’Oms vengono in aiuto per far fronte all’emergenza Covid-19. Grazie alla campagna di sensibilizzazione PlayApartTogether, l’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia fortemente di videogiocare come metodo per passare il proprio tempo a casa. Questa raccomandazione viene estesa a quei videogiochi con una componente multigiocatore, così da poter far fronte ai distanziamenti pubblici imposti ma al contempo mantenere rapporti sociali e divertirsi assieme. I colossi del gaming stanno attuando eventi, esclusive, ricompense in gioco e addirittura distribuzioni di giochi gratuiti.

La World Health Organization sta collaborando con Activision Blizzard, Kabam, Snap Games, Amazon Appstore, Maysalward, Twitch, Big Fish Games, Playtika, Unity, Dirtybit, Pocket Gems, Wooga, Glu Mobile, Riot Games, YouTube Gaming, Jam City, SciPlay e Zynga. Ray Chambers, ambasciatore dell’Oms per la strategia globale, spera che questa unione con l’industria dei videogiochi, sviluppatori ed editori possa raggiungere il pubblico dei giocatori (e non) ad aiutare nella lotta contro la diffusione del virus.

Il videogioco, se prima veniva visto come un distanziamento sociale, con l’avvento del comparto multiplayer l’Oms ha rivalutato le sue analisi. In passato, il 22 gennaio 2019, l’organizzazioni inserì il “gaming disorder” nell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems. Vladimir Poznyak, coordinatore del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze, spiegò che servì come conferma nelle eventuali dipendenze dai videogiochi, soprattutto da parte degli operatori sanitari nell’identificazione di interventi di prevenzione e trattamenti adatti.

Matteo Lancini, docente di psicologia dell’Università di Milano Bicocca, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro, appoggia la campagna di sensibilizzazione dell’Oms: in questi momenti di isolamento forzato, chat, comunicazioni via microfono e videogiochi multiplayer sono un ambiente di socializzazione unico.

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