La storia di Jackson – Il primo appuntamento

Pubblicato il 7 Aprile 2020 alle 18:58 Autore: Nicolò Zuliani

Il primo appuntamento di un vero uomo, creatura rara che a pochissime persone capita di incontrare.

La storia di Jackson – Il primo appuntamento

Andrea tormenta il bracciolo della bergere guardandosi attorno, ancora ubriaco dalla sera prima. Durante il giorno è stato in disparte come Guido e Consuelo, a volte mormorando e parlottando da solo, altre volte fumando sigarette guardando il cellulare. Tiene la testa bassa come chi vorrebbe essere in qualsiasi altro posto che lì. Alza il dito e lo punta su un ospite dopo l’altro, cercando un segno di disagio. Quando arriva a Jackson, il nigeriano socchiude un occhio e scuote appena la testa.

«Raccontami un primo appuntamento, Jackson» sogghigna Andrea, rilassandosi sulla bergere «Sentiamo come fate voi lì in… in…»

«Nigeria. Allright. C’era una volta un barber di venti anni, lei si chiamava Khames e aveva la sua età. Khames, quindi significa che ha origini Hausa. Quindi è muslim, ok? Ma lontana, lontana, non estrema. È telefonista nella più grande company a Lagos, ha classe, passa tutti i giorni davanti allo shop del protagonista. E lui ogni mattina la vede scendere da una macchina brutta e fare il resto della strada a piedi così non si fa vedere dagli altri nella company. In Nigeria lo status… status, sì? Veeeery important.

Un giorno lui esce dallo shop e le va incontro, ha addosso grembiule con i capelli, sporco, non importa. È innamorato. Le va incontro e le fa la corte. Lei sorride ma va avanti, avanti, e lui non vuole che la vedano con lui che ha il grembiule. Allora lascia perdere. Il giorno dopo si va a comprare il più bel vestito in una bottega, spende un mese di stipendio per una bella collana d’oro, scarpe… pfff» sibila Jackson, passandosi un dito sulla fronte «La aspetta che passa, si toglie il grembiule, tutti i clients fanno wooo, ma a lui non importa, esce e le chiede se può accompagnarla con la sua macchina.»

«Che macchina?» fa Guido.
«Camaro SS, baby» sogghigna Jackson «Blu come il mare. Questa volta lei dice sì. Allora lui la prende così» dice, infilando il proprio avambraccio sotto quello di Gaia «e la porta come se fosse una regina alla macchina. Quando scende, le chiede a che ora può passare per portarla a cena. Lei gli dice che davanti al lavoro non va bene, ma può farlo sabato. E dove la porti una così? Al primo appuntamento non la porti a mangiare eba, ok?»

«Cos’è Eba?»

Jackson si guarda attorno, poi scrolla le spalle: «Fai finta arancini, per capire. Sono palline che poi metti nell’obè, una salsa. Ma non è classe! Lui pensa e ripensa a dove portare una donna così, ne parla con i clienti e loro sono più per ridere che per aiuto, ma uno dice che alle donne piace arte. A Lagos c’è un fancy bar, Art cafè, dove ci sono tanti tanti quadri e anche buoni drink» fa Jackson, indicando Xeni «Lui fino a venerdì studia, studia, cerca di imparare più arte che può per non essere troppo ignorante, poi entrano i gangster nel suo shop e bang! Bang! Bang!»

«Che sfiga.»

«Sì, ma a lui importa di suo fratello e anche di lei. Sai, tutti sanno tutto, i clienti sanno che lui faceva la corte a Khames, i gangsters sono tipi molto quick, non fanno problemi. Così lui scappa dal commissariato, di nascosto la va a prendere e la porta nell’Art cafè senza raccontarle niente che la police lo cerca, o dei gangsters. Si dice… lui, si pensa, che si concede mezz’ora, non di più, il tempo di un cocktail e mangiare, per conoscerla. In quella mezz’ora lei è un sogno, è la donna che ha sempre voluto e sempre cercato, quella che pensi… che vuoi figli, ok?

Finita la mezz’ora però sa cosa deve fare e lui cambia atteggiamento, la tratta come una facile, la insulta, la provoca. Ed è brutto perché vedi la faccia di una persona che ti voleva, che gli piacevi, e la vedi piano piano… come la sabbia che si asciuga e ssssssh, scivola giù. Alla fine lui scopre che lei è muslim e si mette a dire cose sui muslim, lei ciack! Gli tira una sberla e lo lascia lì. Lo hanno visto tutti, ok? Tutti adesso sanno che lei lo disprezza. Così lui può tornare dalla police e sa che né police corrotta né gangster la cercheranno per lui.

Però, per lui, quello è stato il più bel primo appuntamento. Perché gli basta di sapere… you know, che il Signore ti ha mandato sulla Terra la donna per te, che esiste. Basta saperlo e sei più felice, ti può bastare per tutta la vita.»

Xeni arriva con due soli bicchieri; uno è vuoto, l’altro ha solo del ghiaccio. Li appoggia sul tavolino davanti a Jackson, torna al banco portando una bottiglia e una bottiglietta minuscola. «Questo è un Lagavulin di 25 anni, Jackson» dice Xeni, versando un dito di whisky nel bicchiere «Imbottigliato nel 2016. Ne esistono solo 8000 bottiglie, e ognuna costa oltre mille euro.

L’acqua è scozzese, viene dalle montagne del Caringorm: morbida e con pochi minerali, nella bocca fa sentire di essere conterranea del Lagavulin. Tecnicamente non è un cocktail, ma solo bagnartici le labbra te lo fa durare per un pezzo. Per voi, invece» dice rialzandosi «Ci limiteremo a un Lagavulin 16.»

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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