Francesco Cossiga, il grande esternatore

Pubblicato il 17 Agosto 2010 alle 16:36 Autore: Andrea Carapellucci
ciampi napolitano scalfaro cossiga

La seconda battaglia, forse più importante, è in difesa di quel passato che non vorrà mai rinnegare: quello del “Kossiga Boia”, il Kossiga di Gladio, alleato fedele dell’America, nel suo anticomunismo patriottico (e per nulla ideologico) figlio della Guerra Fredda. Non è un caso che il Picconatore abbia trascorso i suoi ultimi anni a rivelare “verità” sulle stragi, dalla stazione di Bologna ad Ustica, del periodo più oscuro. Perchè Cossiga, solo tra gli uomini della Prima Repubblica, sentiva il bisogno di raccontare, di illuminare, quegli anni. E di difendere, nel farlo, il ruolo giocato da lui stesso e da tanti altri, amici e avversari.

Ma l’uomo delle esternazioni era già divenuto, nell’immaginario popolare, Cossiga il folle. L’abito del matto, da lui stesso creato, negli anni da presidente, per poter “dire la verità nella forma della follia”, aveva preso il sopravvento.

Cossiga ha additato i responsabili di Ustica e di Bologna, ma qualcuno gli ha forse creduto? Impossibile distinguere la vis provocatoria (del Cossiga Esternatore) dalla banale sincerità: impossibile credere a Cossiga il Rivelatore.

Volendo  giocare con i cliché più comuni, potremmo dire che due uomini, Cossiga e Andreotti, possedevano i segreti della vecchia repubblica. Dei due, il primo ha raccontato tutto, ma dopo essersi reso, forse di proposito, non-credibile. Il secondo non parlerà mai e così i misteri resteranno tali: materiale per gli storici, certo, ma soprattutto per gli scrittori, i romanzieri di una Storia che in Italia sembra eternamente destinata a tramutarsi in farsa.

Francesco Cossiga era troppo giovane per essere accostato ai padri fondatori dell’Italia repubblicana e troppo vecchio per essere ricordato come uno dei protagonisti degli ultimi anni. E’ stato, invece, fino all’ultimo, un uomo della Prima Repubblica: un suo protagonista, un suo detrattore e – infine – l’ultimo dei suoi nostalgici. In tutto questo, per tutto questo, un personaggio shakespiriano, tra Amleto e Re Lear, con qualcosa del Riccardo II, che abdica teatralmente alla sua sacralità di Re, come fece Cossiga con le dimissioni da presidente.

Da anglofilo qual era, siamo certi che avrebbe apprezzato il paragone.

Andrea Carapellucci, analista giuridico di TP, ha esordito sulla rete curando il blog il Gattosardo, raccolta divertente e divertita delle esternazioni di Francesco Cossiga.

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L'autore: Andrea Carapellucci

Analista giuridico di TP, si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino ed è dottorando in Diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Milano.
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