Fare la spesa in un altro comune: cosa dice il decreto fase 2

Pubblicato il 5 Maggio 2020 alle 13:43 Autore: Guglielmo Sano

Secondo i sondaggi Piepoli, il 62% degli italiani pensa che che avrà bisogno di un supporto psicologico per affrontare la fase 2

Carrelli spesa
Fare la spesa in un altro comune: cosa dice il decreto fase 2

Si può fare la spesa in un altro comune a partire dal 4 maggio, cioè dalla data decisa dal governo per dare avvio alla Fase 2? All’interno di certi limiti, sembra proprio che l’ultimo decreto sull’emergenza sanitaria dia anche questa possibilità.

Si può fare la spesa in un altro comune?

Dalle visite ai congiunti alle seconde case, l’ultimo DPCM sulle materie collegate al coronavirus, quello con cui il governo ha comunicato di voler dare il via alla cosiddetta Fase 2 a partire dal 4 maggio, ha creato diversi interrogativi. Tra questi anche quello sulla possibilità o meno di uscire dal proprio comune per andare a fare la spesa. Andando a esaminare le pagine esplicative messe a disposizione dalla Presidenza del Consiglio non si fa alcuna menzione in merito al suddetto quesito. D’altra parte, bisogna considerare l’approvvigionamento alimentare come una necessità irrinunciabile, dunque, considerando che le nuove regole consentono di muoversi tra un comune e l’altro della propria regione di residenza per situazioni urgenti si può dire che sì, anche fare la spesa in un comune diverso dal proprio sia permesso allo stato dei fatti.

Invito al buon senso

Certo, all’allentamento delle restrizioni agli spostamenti è corrisposto un forte invito al buon senso – cioè a effettuare solo gli spostamenti strettamente necessari – per tutta la popolazione da parte delle autorità nazionali e locali. Quindi, si può dire che i cittadini possono andare a fare la spesa in un supermercato localizzato in un comune diverso dal proprio (senza allontanarsi di centinaia di chilometri) ma possibilmente solo nel caso in cui quest’ultimo, per esempio, metta a disposizione prodotti dedicati a specifiche esigenze (i prodotti per celiaci, tanto per dire) o abbia dei prezzi particolarmente convenienti (in questi mesi di lockdown non c’è stata la possibilità di risparmiare visto che bisognava per forza di cose fare la spesa allo spaccio alimentare più vicino o rivolgersi a uno che avesse il servizio a domicilio, con conseguenze rilevanti sulle tasche di molti).

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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