Su pessimisti e delatori dei vicini di casa

Pubblicato il 5 Maggio 2020 alle 18:51 Autore: Nicolò Zuliani

Un’amara considerazione sui pessimisti a ogni costo.

Su pessimisti e delatori dei vicini di casa

È notevole la foga con cui intellettuali e opinionisti ci tengono tantissimo a dire che no, dopo la pandemia non saremo affatto migliori! Saremo peggio! Le persone fanno schifo, hanno sempre fatto schifo e faranno ancora più schifo! Secondo Houllebecq il Covid è il tramonto dell’Occidente – uno all’anno, in media – il buon Mughini se sente dire che dopo la pandemia saremo migliori “mette mano alla pistola” e i programmi TV sono il trionfo di uomini di mondo che con sopracciglio alzato e sorrisetto travagliesco dicono “nah”.

I social pullulano di Terminator di ottimisti. Girano a caccia di qualcuno con una speranza e passano ore a cercare di convincerlo che sbaglia. I più moderati ti dicono “non mi hai convinto” a cui segue un elenco di orrori, errori, cattiverie e meschinità.

Del resto scelgono loro di vederla così.

Quello che mi fa pensare è la strana assonanza con i delatori di vicini di casa o semplici passanti. Appollaiati alla finestra come sparvieri, immortalavano gente per strada per poi diffamarla sui social o segnalarla alle forze dell’ordine. I più meticolosi si dotavano di droni e obiettivi telescopici: guardate questo bastardo, kondividete, indignatevi, solita solfa.

Ecco, oggi quelle persone ribadiscono che l’Italia e gli italiani ne usciranno peggio. La mia sensazione è che il peggio dell’Italia, per queste persone, sia più augurio che presentimento. Perché come diceva quel tragico personaggio che è il Joker di Nolan, “alcune persone vogliono solo vedere il mondo bruciare” perché loro sono cenere da molto tempo.

Non sono invidiosi degli ottimisti, come alcuni suggeriscono.

Quelli che fotografavano la gente in giro non li invidiano affatto, anzi. Per questa gente la pandemia non ha cambiato niente, stavano chiusi in casa a covare rancore verso quelli fuori e disprezzare chi usciva tanto quanto prima. Per loro il lockdown erano giorni qualsiasi a cui si aggiungeva la gioia di sapere che i tanto disprezzati “altri” erano in casa a soffrire l’isolamento. Buona parte di quelli che vorrebbero il lockdown a oltranza non sono cauti: vorrebbero solo che gli altri vivessero ancora come vivono loro. Vorrebbero non pensare che ci sono persone con un motivo per uscire di casa.

Lo capisco bene.

Dopotutto, quand’ero un disoccupato che viveva in una sala prove e raccoglievo cicche da terra, ricordo bene cosa provavo quando sentivo in lontananza i bassi di una discoteca, o quando passavo davanti a certi locali. Mi ricordo come mi guardavano e come mi sentivo. La differenza è che c’è chi sceglie di fare la fatica di cambiare e chi sceglie di raccontarsi scuse per rimanere uguale.

Allora sì ti auguri che il paese e le persone peggiorino, perché ti illudi che questo ridurrebbe la distanza tra te e loro. Non funziona, naturalmente. Ma per quel masochistico meccanismo mentale, credo di capire la foga nel cercare di convincere gli ottimisti che no, le cose andranno peggio.

È perché lo speri.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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