Dalla baia dei porci alla baia dei ritardati mentali

Pubblicato il 7 Marzo 2020 alle 19:55 Autore: Nicolò Zuliani

“Ho un piano facilissimo per diventare ricchi, basta fare un colpo di Stato, che ci vuole?”

Dalla baia dei porci alla baia dei ritardati mentali

Jordan Goudreau è un canadese naturalizzato americano, ha 42 anni e si è meritato tre medaglie di bronzo in Iraq e Afghanistan come medico militare nei Berretti verdi. Va tuttavia considerato che 1) gli USA distribuiscono medaglie anche a chi sa allacciarsi le scarpe e 2) nel 2013 Goudreau è indagato per aver grattato 62,000$ dalla cassa stipendi. Lui dice di essere stato assolto, ma nel 2016 si congeda e va a fare il contractor a Puerto Rico dopo l’uragano Maria.

È un appassionato di armi, MMA e palestra, e nel 2018 fonda la Silvercorp USA con sede in Florida. Sul sito lo si vede scalare una piramide in mutande, correre verso l’infinito in mutande, giocare con il cane in mutande, prendere a pugni sacchi da boxe in mutande, volare in jet privati in completo, paracadutarsi e camminare in spiaggia in mutande; insomma, è il profilo Tinder ideale per le twitstar quarantenni.

“Amo viaggiare, il buon vino e la buona cucina”

Nel mondo reale l’attività principale della sua azienda è infiltrare muccobombi nelle scuole per andare a caccia di terroristi: in caso di domande si spacciano per insegnanti.

Anche se poi si fottono la copertura postando le foto su Facebook.

Ma Jordan sogna il colpo grosso, e l’idea gli viene nel 2018 quando visita un’azienda di armi, la High-End Defence Solution. Il proprietario è figlio di immigrati venezuelani e gli racconta del Venezuela, del regime di Maduro e del fatto che sulla testa del crudele dittatore c’è una taglia di 15 milioni di dollari.

Jordan decide di incassarla a ogni costo.

Ora deve solo organizzare un colpo di Stato.

Contatta i suoi vecchi commilitoni e li tarma a sangue per farsi finanziare, ma appena sentono il suo piano delirante lo irridono e tagliano i contatti. Jordan decide che farà da solo. Nel febbraio 2019 lavora come bodyguard a un concerto di beneficenza a favore di Guaidò – avversario di Maduro – organizzato giusto al confine tra Venezuela e Colombia.

Qui trova un ex collega, gli parla del progetto e lui gli suggerisce di andare a parlare con Keith Schiller, ex capo della sicurezza di Trump che ora si occupa di proteggere Lester Toledo, coordinatore della raccolta aiuti umanitari. Jordan lo intercetta grazie al suo passato nei Berretti verdi, gli dice di avere idee sul Venezuela, Schiller gli dice che a un summit sulla sicurezza ci saranno due rappresentanti di Guaidò.

Keith Schiller
Lester Toledo

A maggio 2019 Jordan arriva al summit a Miami, trova Schiller e i rappresentanti. Prima tenta di spiegare che Guaidò ha bisogno di rinforzare la sicurezza della propria scorta, ma quando vede che i suoi deliri non sortiscono effetto allora scopre le carte: vuole organizzare un golpe. Schiller realizza di essersi tirato dietro un mitomane in un ambiente in cui la credibilità è tutto, così esce e taglia i contatti. I due rappresentanti se ne vanno. Non importa: Jordan ha ancora Lester Toledo e ha un buon lasso di tempo prima che i due venezuelani spargano la voce che è pazzo.

Il 12 maggio 2019, all’hotel JW Marriott di Bogotà, Colombia, si svolge un meeting tra narcotrafficanti colombiani, disertori venezuelani, mercenari americani, militari corrotti, oscuri finanzieri di paradisi fiscali, mitomani e truffatori sparsi. Insomma, uno di quei posti in cui dove spari, spari bene. Toledo presenta Goudreau a Cliver Alcalà, ex ufficiale di Maduro e ora leader dei disertori.

Cliver Alcalà

Alcalà ha un curriculum della madonna: sanzionato nel 2011 per aver fornito missili aria terra alle FARC in cambio di cocaina, è considerato da DEA, CIA ed FBI uno dei perni su cui gravita il narcotraffico mondiale. Alcalà rimane colpito da Jordan e gli dice di avere già a disposizione 300 guerriglieri dislocati in tre campi d’addestramento a La Guajira, al confine col Venezuela.

Tra loro, spiega Alcalà, c’è pure l’imbecille della Guardia Nazionale venezuelana che aveva tentato di assassinare Maduro col drone.

«Ah perfetto» esclama Jordan.

Spiega che la sua azienda è composta da professionisti i quali sapranno addestrare al meglio questi 300 valorosi. Poi si vanta di avere contatti molto in alto con l’amministrazione Trump e assicura che la CIA gli darà una mano, alché molti degli ascoltatori lo bollano come mitomane e se ne vanno.

Resta solo Alcalà, che vuole sapere il piano nei dettagli. Jordan sorride: è molto semplice. Appena i 300 uomini entreranno in Venezuela e cominceranno a sparare, le truppe venezuelane già denutrite e demotivate abbandoneranno le armi e si uniranno a loro. In 96 ore avranno Maduro nelle loro mani e il Venezuela liberato.

Il tutto con un budget di soli 1,5 milioni di dollari.

Come dire che per andare a letto con Megan Rain bastano 20 euro.

Appena terminato il meeting lo scaltro Alcalà si reca dal direttore dei Servizi segreti colombiani, presenta Jordan come un agente della CIA, spiega cosa vogliono fare e chiede il loro supporto. I colombiani fanno le verifiche, poi gli dicono di smetterla con ‘ste stronzate e li espellono dalla Colombia a vita. Servono soldi, ma dove procurarseli?

Riescono a coinvolgere Roen Kraft, discendente dei formaggiari, al momento a Bogotà per intrattenersi con le delizie locali. In una seratina di quelle belle lo convincono dell’enorme margine di profitto, così Kraft al suo ritorno vaga tra i suoi amici raccogliendo grana e in cambio promette accessi preferenziali ai settori energetici e minerari nel Venezuela post-golpe. In ottobre invia strani contratti di due pagine senza firma presentandosi come “primo contractor” del Venezuela attraverso l’avvocato JJ Rendon, che a sua volta aveva fornito 50,000 euro a Goudreau per coprire alcune spese.

Nel frattempo Jordan va nei campi d’addestramento in Colombia e trova 300 scheletri che dormono sui pavimenti, non hanno acqua corrente, invece dei fucili usano manici di scopa e mangiano una volta al giorno. Ci sono cinque cani che dovrebbero poter annusare gli esplosivi, ma sono troppo deboli per alzarsi, non ci sono esplosivi da annusare e i 300 guerriglieri hanno già tentato un paio di volte di mangiarseli, così è costretto a disfarsene.

Poi procura le uniformi, fa fare ginnastica e addestra i peones all’arte della Krav magia che tutti i nemici spazza via.

Arriva il 2020.

A marzo, al confine con il Venezuela, viene trovato un guerrigliero in stato confusionale. È uno dei 300 che s’è ubriacato ed è finito nella selva a vomitare, s’è svegliato e ha vagato nella boscaglia fino a raggiungere il confine. Qui dichiara che presto il Venezuela sarà liberato perché la CIA lo ha addestrato a uccidere e come lui ce ne sono milioni pronti a colpire.

Viene scartavetrato di botte e portato in sala interrogatori. Il 23 marzo la polizia colombiana ferma un camion che trasporta 150,000$ di equipaggiamento militare tra armi, visori notturni, radio e 26 fucili d’assalto con matricola abrasa, 15 elmi fatti dalla High-End Solution con sede a Miami e, allegato, il foglietto autografo con la ricevuta firmata da Jordan.

Il 25 aprile JJ Rendon, che parla a nome di Jordan manda una mail a tutti gli amici di Kraft chiedendo donazioni per 1,5 milioni di dollari, altrimenti farà vedere i contratti firmati alla stampa. Contemporaneamente la Silvercorp acquista 20 barche in vetroresina e le fa autorizzare a salpare per l’estero. Tre giorni dopo, al largo della Giamaica, una delle barche va fuori uso e parte in automatico il beacon d’emergenza che manda un segnale alla guardia costiera dell’isola di Curacao.

Loro arrivano, prelevano Jordan e lo rispediscono in Florida, dove piomba il lockdown e non si può più muovere. Qui viene a sapere che l’Associated press sta scrivendo un articolo sul golpe, i servizi segreti venezuelani sanno del golpe, la Colombia sa del golpe, Kraft non risponde al telefono, il suo avvocato è sparito nel nulla.

«È ora o mai più» dice.
Alza il telefono e pur dispiacendosi molto non essere di fianco ai suoi fratelli ex Berretti verdi, dà il via all’operazione Gideon.

SVPREMA PAEDICATIO

All’alba del 1 maggio due catorci di barche con a bordo 60 scheletri e 2 americani lasciano la Colombia puntando la costa turistica del Venezuela davanti a Caracas. È anche la più militarizzata. Dopo un paio di miglia il motore del cacaio galleggiante con gli americani fatalità ha dei problemi. Loro a malincuore sono costretti ad abbandonare la missione e fanno rotta verso l’isola olandese di Bonaire, ma finiscono la benzina molto prima e devono provare a raggiungerla pagaiando a mano. E dire che tra uomini e mezzi era tutto a prova di bomba.

I Berretti verdi dovevano essere dei Trillby

Del grande piano di conquista rimangono trenta sfigados che vengono avvistati da turisti e pescatori mentre in pieno giorno puntano la costa. La guardia costiera venezuelana esce, spara una raffica a bordo uccidendo sei peones giusto per far capire che sono seri, poi domanda quali sono le loro intenzioni. Si arrendono tutti, mentre la barca coi due americani viene ripescata senza che loro oppongano resistenza.

Mentre tutto questo accade, il 3 maggio Javier Quintero pubblica un video di fianco a Gourdreau (miracolosamente ancora online) in cui il buon Jordan dice che “un audace raid anfibio è stato lanciato dal confine della Colombia dritto nel cuore di Caracas. Le nostre unità sono state attivate a sud, ovest ed est del Venezuela”.

Quintero presenta Jordan come rappresentante dell’esercito degli Stati Uniti, e lui aggiunge: “I nostri uomini stanno continuando a combattere anche ora. Le nostre unità sono state attivate nel sud, ovest ed est Venezuela. Il comandante Javier Nieto è con me”.

Il giorno dopo, dal defunto account della Silvercorp USA, viene taggato nientemeno che Trump. Ma i giornali non riferiscono nulla. In Venezuela va tutto bene. Gli americani arrestati confessano, i guerriglieri nei campi tornano a casa. Jordan Gourdeau resta solo a guardare la televisione, in attesa che da un momento all’altro venga annunciato che Maduro è stato catturato dai suoi uomini.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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