Quanto costa cambiare avvocato: importo e quando si può fare

Pubblicato il 18 Gennaio 2021 alle 06:35 Autore: Claudio Garau

Cambiare avvocato: quando si può fare, perchè e sulla base di quali regole? I costi della parcella e la responsabilità del legale

Quanto costa cambiare avvocato importo e quando si può fare
Quanto costa cambiare avvocato: importo e quando si può fare

È possibile cambiare il proprio avvocato. Ad un certo punto, ci si può accorgere che il proprio legale forse non è il migliore sulla piazza e che meglio sarebbe rivolgersi ad uno studio più prestigioso, con avvocati maggiormente ferrati nell’argomento per cui si è in causa; oppure può succedere che il cliente scopra di avere un’incompatibilità caratteriale con il suo avvocato, se non addirittura un’antipatia inconciliabile con il mandato professionale a quest’ultimo. Ebbene, in queste circostanze e in tante altre, la legge vigente consente di cambiare avvocato, ovvero di effettuare la revoca del mandato. Come ed a quali costi? Vediamolo di seguito.

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Cambiare avvocato: la revoca del mandato e la parcella da pagare

Chiariamo subito che un cliente è libero di revocare l’incarico del proprio avvocato, quando meglio crede. Ma anche questa operazione ha un costo, non può essere perciò essere svolta a titolo gratuito. Il punto infatti è che l’avvocato da sostituire conserva il diritto al compenso per le prestazioni svolte fino alla data della revoca, ovvero mantiene il diritto al pagamento della parcella.

E tale diritto al compenso spetta anche in caso di sconfitta in giudizio, ovvero indipendentemente dall’esito della causa. Ciò che la legge impone, infatti, è che il legale adempia al mandato conferitogli con lealtà, diligenza, competenza e professionalità. Soltanto se non rispetta tali requisiti, perderà il diritto alla parcella, non se perde la causa, pur avendo adoperato tutta l’accortezza ed i mezzi idonei a vincerla.

Non ci sono particolari vincoli alla scelta di revocare il proprio legale, perché magari lo si considera inadatto alla difesa in giudizio, se non addirittura impreparato. Infatti, il rapporto tra legale e cliente è di tipo privatistico, riconducendosi alle regole del contratto di mandato (art. 1703 Codice Civile). In quanto mandato, il mandante-cliente è libero di eseguire la revoca del mandatario-avvocato in ogni momento. In che modo? Con una semplice lettera raccomandata a/r, in cui viene formalmente chiarito che il mittente vuole revocare l’incarico al destinatario. Attenzione però: in alcuni frangenti di una causa giudiziaria, cambiare avvocato potrebbe rivelarsi deleterio, specialmente se si è ormai in una fase cruciale dell’iter (come ad esempio un interrogatorio), nella quale la presenza di un avvocato che già conosce bene i fatti, potrebbe rivelarsi decisiva per la vittoria della causa.

Come sopra accennato, la parcella va comunque pagata. A rigor di logica, insomma, l’avvocato revocato ha diritto comunque, se non all’intero onorario per tutte le attività inizialmente programmate con il cliente, quanto meno alla parte di compenso spettante per il lavoro già svolto e compiuto, cui può sommarsi anche l’eventuale rimborso spese sostenute dal legale, per attività correlate alla causa.

D’altra parte, l’art. 25 (“Incarico non portato a termine“) del D.M n. 55 del 2014 lo conferma: “Per l’attivitàprestata dall’avvocato negli incarichi iniziati ma non compiuti, si liquidano i compensi maturati per l’opera svolta fino alla cessazione, per qualsiasi causa, del rapporto professionale“. È anche vero però che il cliente ha diritto a che l’avvocato revocato riconsegni tutti gli atti e i documenti dell’assistito.

Vige sempre l’obbligo di pagamento oppure no?

Tuttavia non sempre cambiare avvocato, comporta di dover pagare il legale che si abbandona. Ci sono due casi in cui non scatta l’obbligo di versare i soldi della parcella:

  • grave inadempimento dell’avvocato, data dal fatto che l’avvocato non svolge quanto pattuito con il cliente, anzi restando inerte ed improduttivo, perché magari totalmente assorbito da altre cause o da impegni di lavoro diversi da quelli prettamente legali;
  • produzione di danni, da parte dell’avvocato, nei confronti del cliente, che così perde la causa (ad es. perché lascia cadere in prescrizione un diritto, oppure non deposita un atto essenziale, oppure ancora lo notifica con ritardo e scaduti i termini).

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Nel primo caso, il cliente che decide di cambiare avvocato, potrà non pagare la parcella; nel secondo caso, oltre a non pagarla, potrà anche domandare il risarcimento danni al legale revocato. In particolare, la responsabilità professionale del legale che sbaglia e commette un grave errore tecnico o una grave omissione in corso di causa, rileva esclusivamente se il cliente riesce a provare, in una diversa causa per risarcimento danni, che senza il grave errore o la grave omissione, avrebbe vinto il processo.

Concludendo, resta da ricordare che c’è un’altra parcella da pagare, ovvero quella del nuovo avvocato. A quanto potrebbe ammontare il costo della seconda parcella? Ebbene, in sintesi, si può dire che l’avvocato subentrato potrà pretendere un onorario per le sole prestazioni professionali svolte, a seguito della sostituzione. In altre parole, potrà farsi pagare soltanto per le udienze restanti e per gli atti che rimangono da compiere. Il cliente dovrà allora attentamente valutare se cambiare avvocato e quando farlo.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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