Sinistra ecologia e libertà: il primo congresso nazionale

Pubblicato il 27 Ottobre 2010 alle 08:13 Autore: Gabriele Bracci
sel Vendola

Per ciò che concerne la politica delle alleanze viene confermata “la necessità di parlare con tutti gli attori del centro-sinistra”, e viene confermata anche la possibilità di stringere accordi con il centro. Per Vendola, però, allearsi con il centro non significa mirare ad un “alleanzismo politicista”, ma piuttosto significa interloquire con le persone del “Family day” andando a chiedere loro “se sono mai state così povere come con le politiche di Berlusconi e Tremonti”. Significa anche andare a parlare con il popolo delle partite Iva che non trovano lavoro, ed a verificare le condizioni delle piccole e medie imprese del Nord-est “facendogli capire che non sono mai state male come adesso”. Insomma l’idea è quella di un partito che non deve essere “interclassista” ma neanche “settario” e incapace di rivolgersi alla maggioranza del paese.

 

Per ognuno dei potenziali alleati, però, Vendola ha alcune questioni da porre. Al Pd, per esempio, ricorda che per sconfiggere la Lega “non si può fare come la Lega”. Occorre piuttosto essere “in grado di coniugare territorio e cosmopolitismo”, “locus e globus”. Sempre rivolgendosi al Partito Democratico, il presidente pugliese fa notare che le idee di sinistra non possono essere considerate come un impedimento a vincere, ma devono essere piuttosto la chiave dalla quale ripartire. All’Idv invece si fa notare che la battaglia per la legalità è fondamentale, a condizione però che si tenga presente il rischio “legato ad un certo plebeismo giustizialista che ha coltivato ed arato il terreno di egemonie culturali a destra”. Per ciò che concerne la Federazione della Sinistra, l’invito a riprendersi a parlare è esplicito (“non ci sono più risentimenti ma solo sentimenti”), anche se Vendola sembra riferirsi proprio ai “compagni comunisti” quando sostiene con fermezza che la sinistra deve essere considerata come “la salvezza di un paese”, il “destino di un continente” e non “una rendita di posizione” o “una nicchia ideologica”.

 

Al termine della relazione, si susseguono nella stessa giornata numerosi interventi tra i quali quelli di Fulvia Bandoli, Paolo Cento, Elettra Deiana, Umberto Guidoni, Fabio Mussi, Gennaro Migliore e Giuliana Sgrena. Grandi applausi arrivano quando a prendere la parola è il delegato Fiom (oltre che delegato di Sel) Giovanni Barozzino, uno dei tre operai che la Fiat di Melfi aveva licenziato e che è stato successivamente reintegrato dal giudice del lavoro. La maggior parte di questi interventi si concentra sul tema del partito, e da essi si evince anche una certa spaccatura tra chi vorrebbe che Sel diventasse un vero partito strutturato e chi invece intende esso soltanto come un soggetto transitorio, che debba poi “sciogliersi” in un futuro partito unico della sinistra. E questo aspetto è proprio quello sul quale insisterà Franco Giordano nel suo intervento del giorno successivo.

 

La seconda giornata, si apre invece, con due ospiti di peso come Guglielmo Epifani e Maurizio Landini (segretario Fiom ed anche delegato di Sel). Entrambi vengono accolti da molti applausi, e tra i due segretari e la platea congressuale sembra esserci una reciproca intesa che fa ben sperare i militanti in vista delle eventuali primarie di coalizione. La speranza è che una parte della Cgil – ed in particolare la Fiom – possa schierarsi con la candidatura di Nichi Vendola. Nel pomeriggio, arriva anche il momento di Claudio Fava, il cui intervento batte ancora sul tasto del contrasto al “minoritarismo”: “Alle persone che scioperano, agli operai di Pomigliano, non possiamo soltanto dire che siamo solidali con loro. Dobbiamo dirgli che vogliamo vincere per modificare la loro condizione e per cambiare questo Paese, per far sì cioè che queste situazioni non si verifichino più”.

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