Dal lodo Schifani al lodo Alfano “costituzionale” – 2

Pubblicato il 12 Novembre 2010 alle 17:16 Autore: Francesca Petrini
lodo alfano

Ad ogni modo, si impone la necessità di svolgere una riflessione seria sulla disciplina che, per via costituzionale, vuole introdursi nel nostro ordinamento. Ebbene, il lodo Alfano bis, introducendo la sospensione di ogni tipo di procedimento penale a carico del Presidente del Consiglio per tutta la durata del suo mandato, costituisce un unicum nel panorama legislativo europeo, in cui l’immunità è prevista in genere solo per i parlamentari e comunque limitatamente all’esercizio delle loro funzioni: i rappresentanti dell’esecutivo non godono di nessuna agevolazione in questo senso. Inoltre, in alcuni paesi l’immunità per ogni tipo di procedimento è garantita ai Capi di Stato (Grecia, Portogallo, Francia) o ai reali, ma mai alle cariche governative, come è stato evidenziato dall’Associazione italiana dei costituzionalisti a proposito del lodo. L’unica eccezione riguarda la Francia, in quanto Repubblica semi-presidenziale ove il potere esecutivo è presieduto in compartecipazione tra il Presidente della Repubblica, che gode dell’immunità in quanto tale, e il Primo Ministro, al quale invece non è riconosciuto simile status giuridico.

 

Come pure sottolineato dal professor Giorgio Rebuffa, costituzionalista che fu berlusconiano della stagione c.d. “dei professori” di Forza Italia, il Presidente della Repubblica è un organo costituzionale monocratico, non “attivo” nella forma di governo parlamentare e perciò nettamente distinto nella sua ratio a livello istituzionale dal Presidente del Consiglio, organo politico, espressione di un potere “esecutivo attivo” e, pertanto, necessariamente responsabile di fronte al Parlamento. Si tratta, in sostanza, di equiparare organi tra loro diversissimi: l’uno di garanzia, potere neutro per eccellenza, l’altro di maggioranza, potere politico nella sua definizione più scontata. È quindi in tale senso che pare doversi intendere la lettera del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, indirizzata al senatore Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, e inviata per conoscenza anche al presidente del Senato e al presidente della Camera, nella quale il Presidente della Repubblica esprime “profonde perplessità” sulla norma che prevede “la sospensione dei processi penali anche per il presidente della Repubblica”, norma che, sottolinea, “non era del resto contenuta nella legge Alfano da me promulgata il 23 luglio 2008”.

 

Sul punto discusso relativo alla retroattività, c’è da dire che, sebbene l’istituto dell’immunità possa sempre dare adito a grandi discussioni, se questo deve essere reintrodotto, allora sarà necessario disciplinare la sua applicazione per qualunque reato e processo, proprio come era prima della riforma del 1993 la quale, non a caso, segna uno dei passaggi più decisivi dalla Prima alla Seconda Repubblica. Dunque, come sottolineato pure da esponenti di Futuro e libertà, quello della retroattività pare essere un falso problema, mentre il vero problema sarebbe la reiterabilità dello scudo, ovvero il fatto che un soggetto possa avvalersi dello scudo più di una volta, anche in caso di elezione ad “alte cariche” diverse tra loro (si pensi all’attuale Presidente del Consiglio e ad una sua possibili elezione al Colle), che comporterebbe di conseguenza il grave rischio di una giustizia disattesa. La questione si pone dal momento che nel lodo Alfano bis non è espressamente specificato, ma neppure escluso, che lo scudo possa valere più di una volta, qualora la stessa persona assuma cariche differenti. Il punto allora non è l’evidente natura di legge ad personam laddove si alzano voci contro la reiterabilità dell’istituto in oggetto, quanto piuttosto il non incorrere “costituzionalmente” nel reato di denegata giustizia da un lato, e il non confondere funzioni e ruoli che, nella forma di governo parlamentare, devono godere di distinte garanzie nello svolgimento delle loro funzioni.

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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