La Fiat, Torino, le automobili

Pubblicato il 21 Gennaio 2011 alle 14:38 Autore: Matteo Patané

Le votazioni indette tra i lavoratori hanno sancito infine i seguenti risultati (fonte FIM-CISL):

Seggio Reparto Sì (%) No No (%)
1 lastratura 212 50,84 205 49,16
2 lastratura 202 48,10 218 51,90
2 turno di notte 262 70,24 111 29,76
3 verniciatura 140 60,09 93 39,91
4 verniciatura 113 52,56 102 47,44
5 impiegati 421 95,47 20 4,53
6 montaggio 374 46,34 433 53,66
7 montaggio 349 48,27 374 51,73
8 montaggio 360 46,94 407 53,06
9 montaggio 302 45,48 362 54,52
Totale 2.735 54,05 2.325 45,95

Particolarmente importanti sono i dati relativi all’aggregazione per area:

Reparto Sì (%) No No (%)
lastratura 414 49,46 423 50,54
verniciatura 253 56,47 195 43,53
impiegati 421 95,47 20 4,53
montaggio 1.385 46,77 1.576 53,23
turno di notte (non aggregabile) 262 70,24 211 29,76

Il SI all’accordo trionfa tra gli impiegati e vince largamente anche nel reparto verniciatura, un reparto altamente automatizzato in cui la presenza operaia è ormai ridotta all’osso. In lastratura il NO si impone di misura, mentre vince in maniera convincente al montaggio, l’area in cui la FIOM è più forte e in cui il lavoro delle cosiddette “tute blu” la fa ancora da padrone.

A fronte del 54% ottenuto dal SI, si può parlare di vittoria di Marchionne, quindi? Senza alcun dubbio, e senza possibilità di appello, sì.
Ma una vittoria dettata dalla paura degli operai di perdere il lavoro, e non per la forza di un piano industriale convincente per il futuro della FIAT.
Particolarmente significativo a questo proposito è il lavoro eseguito da Termometro Politico:

Tra chi ha votato Sì, il 59% degli intervistati ha addotto come motivazione la necessità di salvare il posto di lavoro, il 23% ha detto che l’accordo presenta limiti ma è accettabile mentre solo il 18% esprime un giudizio esplicitamente positivo sulle condizioni di Marchionne.
Netta la scelta tra chi si è espresso per il No: l’82% ha dichiarato che si è trattato di un ricatto dell’azienda, mentre il 9% ha indicato la riduzione delle pause e l’aumento di turni e straordinari, il 6% le restrizioni su sciopero e rappresentanza sindacale e il 3% i nuovi limiti alle assenze.

Il primo passaggio è fondamentale: il 59% di chi ha votato SI – stiamo parlando di oltre 1.600 lavoratori di Mirafiori – lo ha fatto sostanzialmente per paura di rimanere senza lavoro.
Il clima da “prendere o lasciare” imposto da Marchionne ha quindi contribuito in maniera pesante a spostare il voto di molti lavoratori, schiacciati tra l’incudine di dover sottostare ad un vero e proprio ricatto, come è stato definito da molti di quelli che hanno scelto il NO, e il martello dello spettro della disoccupazione.

“La FIAT produrrà auto, con o senza Torino.”
Questo è stato lo slogan, nemmeno tanto recondito, di Marchionne, questo è stato il vero tema su cui si è deciso il referendum. Non è stata determinante la produttività, non sono stati dirimenti i piani industriali, non si è parlato di nuovi motori ecologici, di auto ibride o elettriche, di ricerca e innovazione.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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