Donne, “se non ora, quando?”

Pubblicato il 17 Febbraio 2011 alle 00:34 Autore: Francesca Petrini
Chi emergerà in Italia nel 2012? Speriamo che sia (anche) femmina!

Duecentomila a Roma, centomila a Milano e Torino, cinquantamila a Napoli, trentamila a Firenze, ventimila a Palermo e una folta partecipazione anche a Bergamo. In tutto sono state 230 le piazze italiane, più una trentina quelle straniere, la stime sulla partecipazione complessiva parlano di almeno un milione di persone: un successo, per alcuni inaspettato, che ha visto protagoniste donne non rassegnate, non disinteressate, non deleganti. Anche a fronte di cotanta partecipazione, è apparsa inspiegabile la mancata predisposizione di un apposito piano di mobilità, o quanto meno il blocco del traffico a manifestazione iniziata: da qui hanno preso spunto interrogazioni parlamentari al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, da parte di alcuni senatori dell’Idv e del Pd. Ad ogni modo, dal palco di piazza del Popolo a Roma sono state spese parole da parte di molte: Susanna Camusso, Giulia Bongiono, Alessandra Bocchetti, Cristina Comencini, Francesca Izzo, Lunetta Savino, Isabella Ragonese, Suzanne Diku, Suor Eugenia Bonetti. Tutte donne che, seppur magari amanti di tacchi a spillo e sguardi seduttivi, per passione politica e coscienza di sé e dei propri diritti derisi, insieme ad uomini altrettanto indignati dal teatrino politico degli ultimi giorni, niente affatto intimiditi o infastiditi dal protagonismo femminile, hanno messo in scena il primo atto di una rivoluzione che trae fondamento e ragione dalla relazione dialettica fra libertà, uguaglianza e dignità. Bellissime le sensazioni. Tante donne insieme ad amiche, ma anche donne in solitaria che hanno abbandonato le timidezze, si sono guardate nel volto sorridendo l’una all’altra, con gli occhi pieni di una semplice e disarmante allegria che nasce dalla profonda sensazione di vivere qualcosa di veramente grande: un tuffo nel cuore! È dall’emozione gioiosa del riconoscimento reciproco di sé stesse, oltre gli scandali, oltre le compravendite, oltre la mercificazione del corpo delle donne, che si comprende come la definizione di “bigotte e moraliste” sia solo una pochezza frutto di uno spirito diametralmente opposto a quello di unità e condivisione che invece ha permeato la manifestazione tutta.

se non ora quando

Il nodo della manifestazione, apparentemente difficile da comprendere per chi non vi ha partecipato, non era uno scontro fra moraliste e libertine, fra buone e cattive, fra puttane e suore. Compartecipi delle complessità propria delle più diverse vicende femminili del mondo moderno, sono stati richiamati donne e uomini ad un atto di indignazione verso quella che pare essere una scorciatoia ormai “istituzionalizzata” per l’accesso ad alcuni ruoli pubblici, persino di grande responsabilità: mi riferisco, tanto per essere chiari, alla pratica del “bunga bunga”. Si è trattato quindi di una manifestazione tesa alla riappropriazione da parte delle cittadine italiane di un diritto di parola sulla rappresentanza politica, un istituto del diritto vecchio come il mondo, che forse oggi può superare la crisi mettendo le vesti di quella parte del paese che è sempre stata tenuta a bada senza avere possibilità di prendere il sopravvento nella determinazione delle politiche di governo. Pressate dall’esigenza di difendere la propria dignità ad autodeterminarsi in prima persona e libere dagli schemi di alcuni stereotipi della stessa cultura femminista, cogliendo lo spirito del tempo, le donne si sono presentate in piazza come forza politica, come soggetto attivo nel governo del paese, pronte a dettare l’agenda politica senza deleghe silenziose di questo o quel partito. Fondamentale è a questo punto che tanta energia ed entusiasmo trovino la giusta strada di rappresentanza, un modo e un luogo che servano concretamente a costruire un progetto politico di riforma a partire dal rispetto per il femminile plurale: intanto l’8 marzo e poi, come maggioranza attiva non silente nella società, la chiamata a raccolta per gli Stati generali delle donne italiane. In conclusione, ricordando la colonna sonora della manifestazione – e non solo: we have the power!

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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