Le boyband degli anni ’90 erano la truffa piramidale di un cialtrone

Pubblicato il 20 Luglio 2020 alle 18:29 Autore: Nicolò Zuliani

Un dirigibile dorato, un’etichetta che vuole “solo toccarti il pene” e genitori ritardati: benvenuti negli USA.

Le boyband degli anni ’90 erano la truffa piramidale di un cialtrone

Orlando, Florida
Estate 1991

Orlando è la città che gli americani chiamano “tourists capital of the world”, mentre per il mondo civilizzato è una sorta di Las Vegas per i poveri dove sono presenti dozzine di parchi a tema, dilettanti allo sbaraglio vestiti da idioti, ragazzini e ragazzine ansiosi di diventare famosi. Tutto è pacchiano, malconfezionato, finto e popolato da imbecilli che reputano il Disney channel sia la BBC.

Tra i molti ragazzini che performano c’è un biondino neomaggiorenne vestito da Topolino. Accaldato, si toglie la maschera quando sente un uomo chiamarlo: si volta e vede approcciarsi un ciccione in camicia hawaiana il quale lo squadra, gli sorride e gli promette che lo renderà una star.

Il ragazzo si chiama Nick Carter.
Il ciccione si chiama Lou Pearlman.

Pearlman era nato nei ’60 nel Queens, era sempre stato asociale e sovrappeso e aveva un solo amico, solitario anche lui: Alan Gross. Insieme si erano appassionati all’aviazione civile, e come spesso accade ai solitari, la maturità li aveva raggiunti prima. Mentre i coetanei giocavano a baseball, Lou già sognava un modo per far soldi.

Nel 1974 era stato a studiare business al college, poi si era interessato ai dirigibili, sua grande passione. Una volta fuori era stato assunto in Good Year, aveva messo da parte i risparmi e s’era licenziato dopo un paio d’anni per fondare la sua compagnia di dirigibili assieme ad Alan, chiamandola Airship Enterprises Ltd.

Il loro primo e unico affare consiste nel contattare una compagnia di boscaioli che usa i dirigibili come gru – negli USA lo facevano – e ne compra uno scassato per appena 10,000 dollari. Grazie alla parlantina riesce a contattare la Jordache, azienda di jeans, e gli propone di far volare il suo dirigibile con sopra il loro logo. È un’idea della madonna: la Jordache accetta di prendere il dirigibile e pagare 500,000 dollari per dipingerlo tutto d’oro e farlo volare sopra New York il giorno di un loro party.

Quel giorno il dirigibile decolla, sussulta e si schianta in un campo del New Jersey.

Non c’è problema, era assicurato per tre milioni di dollari.

Ora che ha un fondo cassa abbandona Alan senza un centesimo, si compra un villone e un hangar da dirigibili, dove fonda la Airship international. Contatta colossi tipo McDOnalds e MetLife, offrendo i propri dirigibili per pubblicizzarsi. All’epoca era un’idea rivoluzionaria e gli affari vanno bene, tanto da permettergli di fondare una seconda compagnia chiamata Trans continental, dove vende vecchi jet privati o li noleggia.

Un giorno viene contattato dall’agente dei New Kids on the block, una primissima boyband degli anni ’90. Incuriosito, domanda all’agente come facciano dei ragazzini a potersi permettere un jet, e l’agente scrolla le spalle: «Guadagnano 200 milioni di dollari solo dai dischi e fanno 800 milioni tra concerti e merchandising.»

Capisce di essere nel business sbagliato e corre ai ripari.

Per qualche tempo studia come funzionano, chi sono, cosa dicono le loro fan. Capisce che si tratta di spogliarellisti per minorenni, che devono ognuno avere una propria personalità ed esprimere una sensualità solo accennata con il corpo mentre la bocca parla di sentimenti. Consulta istruttori di ballo, coreografi, produttori discografici e decide che si può fare. Falsifica alcuni certificati, olia alcune ruote nei giornaletti locali, entra e si fa fotografare alle feste giuste, costruisce l’ufficio trappola e finalmente parte a caccia di carne.

Una volta irretiti i figli va dai genitori in Rolls Royce, il trucco più vecchio del mondo per impressionare i grezzi che all’improvviso credono di essere sul red carpet di Venezia. A loro promette mari e monti, esprime ammirazione per l’incredibile talento dei figli che friggono patatine, lavano pavimenti, fanno i balletti di Topolino. Certo, qualche dubbio avrebbe dovuto sollevarsi dato che la grande sede della casa di produzione Trans Continental è a Orlando, come dire che la sede della Universal sta a Mellaredo di Pianiga. Ma se un uomo è in Rolls Royce, è una persona affidabile e non servono altri controlli.

Firmano uno dei più grandi contratti capestro nella storia della musica.

Lou compra una casa/dormitorio dove i ragazzi scelti convivono per la prima volta nella loro vita. Nella realtà li mette a faticare come schiavi in un sotterraneo in pieno agosto, facendoli ballare e cantare anche per 10 ore di fila. Gli fa lasciare i lavoretti e li lega a sé indissolubilmente con grande gioia delle madri.

Sono appena nati i Backstreet boys.

(Photo by Mike Prior/Getty Images)

Li fa debuttare in teatri e locali popolati di famiglie e bambini, bussa alla porta di ogni radio e televisione locale, finché MTV crea una trasmissione destinata a diventare la messa delle adolescenti: TRL, acronimo di Total Request Live. Appena le ragazzine vedono questi mini California dream men non capiscono più niente e arrivano valanghe di soldi.

Lou a quel punto comincia a girare gli Stati uniti in cerca di finanziatori per le sue altre aziende fittizie, promettendo percentuali deliranti che riesce a saldare puntualmente grazie agli incassi dei Backstreet boys. Poi apre un campo d’addestramento e si mette all’opera per creare un nuovo gruppo, che chiamerà Nsync, fatto appositamente sia per raddoppiare i guadagni che per creare un nemico ai Backstreet boys. Funziona. La competizione stuzzica il talento, e lui sa tenere bene alla corda dei ragazzini inesperti e dei genitori avidi di rivalsa sociale verso le loro scelte sbagliate.

Nel frattempo i ragazzi lavorano 18 ore al giorno senza giorni di riposo tra radio, TV, interviste, set fotografici, prove, registrazioni. Ovunque vadano non pagano niente, ma quando tornano a casa fanno fatica a pagarsi appartamenti e macchina. Non c’è problema, perché la paga arriva – da contratto – dopo 3 anni di lavoro.

Quando il 26 maggio 1999 i Backstreet boys pubblicano Millennium, solo nella prima settimana vendono 1,130,000 copie. Dopo aver lavorato anni, venduto milioni di copie, riempito stadi, una sera li riunisce in uno dei ristoranti più lussuosi di Orlando assieme alle famiglie e gli consegna una busta con il loro compenso. I grezzi si erano già fatti i conti sparando cifre altissime.

Aprono e ci trovano 10,000 dollari.

Non possono fare niente; per contratto sono schiavi, non hanno nemmeno i soldi per andare da un avvocato e sono circondati da band rivali. Non si sa a chi viene in mente che forse tanto rivali non sono, a quel punto Nsync e Backstreet boys scoprono l’inganno, fanno una colletta e lo denunciano. È anche una chiusura poetica, perché quando il giudice dà ragione ai ragazzi e li libera dai vincoli contrattuali, l’animale di laboratorio scopre di essere libero e compone, ironia della sorte, l’album di più grande successo. Il 21 marzo del 2000 gli Nsync pubblicano No strings attached che in una settimana vende 2,400,000 di copie, e li rende oscenamente ricchi.

Lou invece è nei guai.

(AP Photo/The Orlando Sentinel, Julie Fletcher)

Gli innumerevoli schemi Ponzi che aveva messo su funzionavano perché ripagava gli investitori con i soldi delle boyband. Allora ricomincia a crearne altre, tra cui la prima femminile, grazie al suo successo, alla sua fama e al fatto che nessuno va a leggere le sentenze dei tribunali o s’informa. Purtroppo ormai è il 2000, e dallo spazio arriva tale Eminem che vaporizza la scena musicale mondiale con uno dei pezzi (e dei video) destinati a segnare la fine di un’era.

Dopo The real Slim Shady la gente vede le boyband come una roba da sfigati. Lou ci arriva e si rinnova in parte: prende il campo d’addestramento per boyband e ci fa un reality dove mostra come si formano le band (state pensando ad Amici? Esatto). Finisce travolto dalle querele per frode quando si scopre che le sue flotte aeree non esistevano, e nei volantini spesso usava aeroplanini giocattolo. Non ha mai avuto impiegati, aerei o incassi: era tutto finto.

Finisce in galera, dove muore di infarto nel 2016, forse inconsapevole o disinteressato al fatto di avere creato, e concluso, un’era della musica mondiale. Le canzoni delle boyband entrano a far parte dei ricordi, i ricordi vengono rivissuti, rielaborati e celebrati perdendo il loro senso originale e diventando cover, a volte talmente metalliche che si potrebbero suonare col saldatore, a volte occasioni per virtuosismi, altri per ridere.

Per commentare su questo argomento clicca qui!

L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
Tutti gli articoli di Nicolò Zuliani →