Sostituto d’imposta: cos’è, chi può farlo e a che serve. La guida rapida

Pubblicato il 18 Gennaio 2021 alle 05:51 Autore: Claudio Garau

Chi è il sostituto d’imposta e qual è il suo ruolo nel rapporto di lavoro con il dipendente. La funzione di intermediazione tra lavoratore, Fisco ed Inps.

Sostituto d’imposta: cos’è, chi può farlo e a che serve. La guida rapida

Il sostituto d’imposta è figura tipica del diritto del lavoro. Nei rapporti di lavoro subordinato è infatti abituale la situazione per la quale l’obbligazione fiscale e contributiva non viene adempiuta proprio dal soggetto formalmente obbligato –  ovvero il lavoratore dipendente – ma dal cosiddetto “sostituto”, che – in quanto tale – versa tasse e contributi per conto del contribuente/lavoratore. Ciò su cui intendiamo far luce in questo articolo sono proprio le caratteristiche del sostituto d’imposta, la funzione e chi può farlo. Facciamo chiarezza.

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Sostituto d’imposta: la figura e la funzione

Èintuibile l’appartenenza del soggetto citato non soltanto alla materia giuslavoristica, ma anche alla materia fiscale. Infatti, se è vero che i lavoratori autonomi provvedono autonomamente a pagare le tasse e a far fronte a tutte le varie scadenze in materia (tipiche peraltro del periodo estivo), è altrettanto vero che i contribuenti italiani sono anche lavoratori subordinati che, come tutti gli altri, sono tenuti a rispettare gli obblighi fiscali e a presentare la dichiarazione dei redditi (tranne ovviamente che nelle ipotesi di esonero).

Il sostituto d’imposta è essenziale per poter provvedere al pagamento delle tasse e alla citata dichiarazione, essendo infatti tenuto altresì a far avere la cosiddetta “certificazione unica” a tutti i suoi dipendenti e collaboratori: questo documento attesterà formalmente le operazioni compiute dal datore di lavoro-sostituto d’imposta.

Le norme fiscali italiane prevedono il sostituto d’imposta in quanto ogni reddito derivante da lavoro, è tassato e sottoposto a contributi. Appunto, con il sostituto d’imposta non è il lavoratore che paga le tasse e i contributi di sua iniziativa, ma è il datore di lavoro che si sostituisce a lui, pagando quanto dovuto all’Inps ed allo Stato: quest’ultimo infatti trattiene trattiene dalla retribuzione lorda spettante al lavoratore le somme che il dipendente deve (o dovrebbe) pagare. Risultato: il lavoratore riceve lo stipendio netto in busta paga, ovvero con già le sottrazioni fiscali e contributive, su di lui gravanti.  Ecco perché il sostituto d’imposta è figura tipica del lavoro alle dipendenze. In un secondo tempo, il citato sostituto di fatto si occuperà del versamento di quanto trattenuto in busta paga, direttamente agli enti competenti, ed ovviamente ricordandosi di rispettare le scadenze fiscali in materia. È chiaro che il dipendente potrà controllare la correttezza di quanto calcolato dall’azienda nel passaggio da stipendio lordo a stipendio netto, leggendo con estrema attenzione i dettagli in busta paga ed individuando – eventualmente – errori o sviste in tema di versamento Irpef allo Stato e/o di contributi all’Inps.

Quali sono i vantaggi di tale meccanismo?

Alla luce di quanto detto finora, possiamo sinteticamente ricavare quali sono i vantaggi del meccanismo di “sostituzione”:

  • Semplificazione dei rapporti tra lavoratore dipendente, INPS e Fisco;
  • Tutela dell’interesse dell’ente pubblico che, attraverso il sostituto di imposta, si può garantire subito e senza ritardi o omissioni, il pagamento delle tasse e dei contributi, perché appunto vi provvede il datore di lavoro. Se l’onere ricadesse sul lavoratore, infatti, maggiori sarebbero le possibilità di non incassare quanto dovuto (nei tempi previsti).

Il meccanismo è in qualche modo reso di più rapida attuazione pratica, anche grazie alla previsione del cosiddetto modello 770, ovvero un documento fiscale che è compilato dal sostituto di imposta, in modo da rendere noti all’Agenzia delle Entrate tutti i dati e informazioni correlate ad imposte, tributi, compensi e ritenute. Va trasmesso al Fisco entro e non oltre il 31 ottobre di ogni anno e serve appunto ad informare l’Agenzia delle Entrate in merito a tutte le operazioni di natura fiscale, compiute dal datore di lavoro come sostituto d’imposta del lavoratore.

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Tuttavia – come sopra accennato –  il datore di lavoro è anche tenuto al rilascio della certificazione unica, mirata ad attestare e certificare appunto la mole dei redditi da lavoro dipendente ed assimilati. Questa certificazione va emessa entro il 30 aprile di ciascun anno, per poter riassumere quelli che sono stati i redditi versati al lavoratore e le quote trattenute secondo il meccanismo sopra citato. Inoltre, coloro che debbono rilasciare la CU, sono altresì tenuti a trasmetterla in via informativa all’Agenzia delle Entrate, entro il 31 marzo di ogni anno. La CU è indispensabile non soltanto per motivi di natura fiscale, ma anche perché talvolta è requisito essenziale cui viene subordinata la concessione di un prestito o di un pagamento a rate. In particolare, però, la certificazione unica è il documento fondamentale che deve essere consegnato al Caf o al proprio commercialista per poter adempiere agli obblighi in tema di dichiarazione dei redditi.

Concludendo, dovrebbe essere ormai chiara la funzione di intermediazione del sostituto d’imposta nei rapporti intercorrenti tra dipendente, Agenzia delle entrate e INPS, dato che se da un lato alleggerisce le responsabilità del lavoratore, di fatto pagando tasse e contributi al suo posto, dall’altro garantisce agli enti pubblici l’incasso senza ritardo di quanto dovuto.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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