Testamento biologico: tra etica e diritto
Con riguardo al rapporto tra etica e diritto, si consideri che il tema bioetico implica spesso contrapposizioni tra orientamenti etici: si tratta dei sempre uguali laici e confessionalisti, immobili come soldatini di terracotta in un’eterna battaglia degli uni contro gli altri. In particolare, la dimensione religiosa costituisce un parametro meta-giuridico chiave negli sviluppi giuridici, e più prettamente legislativi, relativi alle DAT. L’inadeguatezza della dicotomia impone di seguire un approccio laico al diritto, tale da comprendere le diversità, anche etiche e religiose, coerentemente al bisogno delle società democratiche e liberali più di et…et che di aut…aut. Stante l’impasse del diritto rispetto all’etica, a dispetto della teoria della sacralità della vita, l’importanza del bene dovrebbe essere direttamente (e non inversamente) proporzionale alla sua disponibilità da parte del titolare: ciò corrisponde ad una concezione democratica e liberale dello Stato di diritto e, al contrario, l’indisponibilità pare configurarsi quale espressione di una concezione etica ed autoritaria dello Stato cui la persona e la sua vita apparterrebbero. Così, intenti a rovesciare l’ordine dello Stato etico-fascista e ad assicurare la centralità della persona umana cui lo Stato deve essere strumentale, i Costituenti informarono tutto il testo della Carta fondamentale al principio personalista, meta e super costituzionale. Perciò, nel disciplinare le DAT nell’ordinamento italiano, rilevano gli artt. 13 e 32.2 Cost. ed i correlativi riscontri nella normativa di rango ordinario, in pronunce della Corte Costituzionale e di Cassazione, nonché a livello di giurisprudenza di merito.