Il Vaticano e l’omofobia

Pubblicato il 7 Aprile 2011 alle 11:22 Autore: Matteo Patané
omofobia

In primo luogo colpisce l‘asimmetria del ragionamento di Tomasi: se consideriamo equivalenti il diritto di orientamento sessuale ed il diritto di espressione o di religione, si nota come nel castello logico dell’Arcivescovo il primo debba essere limitato alla sfera sentimentale e personale, mentre il secondo abbia bisogno, per realizzarsi appieno, della sfera comportamentale e quindi sociale. Secondo Tomasi, quindi, l’omosessualità – come esempio di libertà di orientamento sessuale – dovrebbe essere vissuta solo col pensiero, mentre la discriminazione degli omosessuali – come esempio di libertà di espressione – avrebbe bisogno della dimensione sociale per essere pienamente vissuta. Perché? Perché questa differenza? Tomasi non lo spiega.

La dimensione sociale concessa alla discriminazione degli omosessuali per l’Osservatore permanente della Santa Sede dovrebbe arrivare fino alla regolamentazione per via di legge. Le ragioni addotte da Tomasi derivano dal fatto che già oggi la legge regola alcuni comportamenti sessuali, portando come – legittimi – esempi pedofilia ed incesto. Qui si notano nel ragionamento dell’Arcivescovo due forzature, due tentativi inconsci di coprire con richiami emotivi l’assenza del ponte logico necessario a sostenere il ragionamento. Da un lato Tomasi tenta di racchiudere le possibilità di azione tra l’appartenenza ai diritti umani e la regolamentazione legale: in realtà vi sono mille comportamenti umani che non ricadono in nessuna delle due categorie. Al tempo stesso il fatto che alcuni comportamenti sessuali siano vietati dalla legge, ed il fatto che in generale i comportamenti sessuali possano essere oggetto di disciplica legislativa non implica che tali comportamenti debbano in generale essere oggetto di intervento degli Stati, né che i comportamenti attualmente censurati lo siano a causa del loro status di tendenze sessuali o in generale per giudizi morali. Perché la pedofilila, a cui Tomasi paragona l’omosessualità forse nella speranza che la forza dell’immagine chiuda la mente alle domande che dovrebbero invece essere poste, è vietata dalla legge? Perché lo stupro è vietato dalla legge, anche eterosessuale? La risposta è semplice: sono casi in cui quella che da un lato è libertà di espressione – in questo caso delle pulsioni sessuali – diventa dall’altro lato violenza. Chi subisce lo stupro non è consenziente. I minori, ma se è per questo anche ad esempio i diversamente abili, in quanto categoria sensibile e indifesa della popolazione, hanno da questo punto di vista ancora più tutele: la definizione di cosa è violenza verso la loro sfera personale diventa quindi ancora più ampia.

Le affermazioni di Tomasi si scontrano quindi con questo insuperabile blocco: il castello logico da lui costruito da un lato chiede il divieto per legge di pratiche condivise e accettate da tutti coloro che ne prendono parte, e dall’altro invece chiede la libertà di espressione verso atti che, per chi li subisce, costituiscono una forma di violenza e di privazione del libero arbitrio.

La valenza dell’intervento di Tomasi, dal punto di vista politico, è nulla: il dibattito, presso le nazioni Unite, è un atto dal valore legislativo nullo, e al più potrebbe servire solo come indicazione di voto per mozioni o risoluzioni, o come strumento politico di convincimento verso gli indecisi. Le posizioni molto forti espresse dall’Osservatore permanente della Santa Sede sono quindi da interpretare al di fuori del contesto politico, e sono la vera opinione del Vaticano in materia di omosessualità e omofobia. Un’opinione in aperto contrasto, a quanto pare, con quelli che sono i diritti dell’uomo.

 

(Blog dell’autore: Città Democratica)

 

 

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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