Italia, razzismo e xenofobia
- la minimizzazione del problema, la negazione di un crescente sentimento xenofobo e la riduzione degli episodi violenti a semplici casi isolati
- una retorica anti-immigrazione sfruttata in chiave elettorale
- la mancanza o in generale l’inadeguatezza dei dati oggettivi che possano far comprendere le reali dimensioni del fenomeno
- gli scarsi investimenti sulla formazione specifica del personale poliziesco e giudiziario
- la mancata assicurazione alla giustizia dei colpevoli di violenza motivata da odio razziale, e in generale l’atteggiamento di ammiccante simpatia che traspare dal governo per simili fenomeni
Da quell’estate [1991] il fenomeno immigratorio cominciò, e l’Italia iniziò a sentirsi invasa. I numeri erano bassi, ma si coltivò un sindrome d’invasione. E poi venne la crisi economica, e l’arrivo della Lega. Berlusconi arriva sullo scenario nel 1994 e trasforma la questione dell’immigrazione in una materia elettorale […] e si inizia a enfatizzare i delitti compiuti da immigrati.
[…]
[Dopo l’11 settembre 2001] i musulmani sono amalgamati con la violenza e considerati il nemico dell’identità cristiana italiana. La Lega è protagonista ma partecipano grandi forze sociali quali cardinali, giornalisti e politici.[…][Ora si stabilisce un] legame tra immigrazione e criminalità, e si fa confusione tra problemi sociali e problemi di ordine pubblico.
Le conclusioni tratte dal report sono quindi molto chiare. L’Italia è un paese in cui stanno crescendo sentimenti razzisti, alimentati ad arte in maniera da risultare del tutto sproporzionati alla situazione attuale del Paese. Nell’ideologia leghista, nella propaganda berlusconiana e nell’ignavia dell’opposizione HRW trova le principali cause – due attive ed una passiva – della deriva xenofova nello Stivale, e proprio per questa chiara identificazione delle responsabilità suonano quasi inutili i suggerimenti offerti al Governo e ai singoli Ministeri.
La situazione italiana appare particolarmente insidiosa proprio perché esiste una precisa e attiva volontà ad agire in senso contrario a quanto prescrive la Convenzione dei diritti umani, e quindi non vi sono reali tentativi di trovare una soluzione al problema. Un cambio di rotta, specie dopo gli ultimi schiaffi ricevuti dall’Europa in tema di immigrazione dopo la crisi libica, appare, ad oggi, solo una chimera.
(Blog dell’autore: Città Democratica)