Cosa cambia con la vittoria del Sì al Referendum costituzionale 2020

Pubblicato il 21 Settembre 2020 alle 17:00 Autore: Guglielmo Sano
Cosa cambia con la vittoria del Sì al Referendum costituzionale 2020

Cosa cambia con la vittoria del Sì al Referendum costituzionale 2020

Cosa cambia con la vittoria del Sì al Referendum costituzionale 2020? La modifica riguarda gli articoli 56, 57 e 59 della Carta fondamentale, quelli che delineano la composizione del Parlamento. Con la vittoria del Sì si riduce il numero di deputati e senatori. Ecco cosa succede nello specifico.

Referendum costituzionale 2020: come cambia la Costituzione

Con la vittoria del Sì al referendum costituzionale 2020 i seggi in Parlamento vengono ridotti di 345 unità: dagli attuali 945 scenderanno a 600. Nel dettaglio, i deputati passeranno da 630 a 400 mentre i senatori da 315 diventeranno 200.

Da sottolineare che la riduzione investe anche i parlamentari che vengono eletti dai residenti all’Estero: i deputati eletti nella circoscrizione estero da 12 diventano 8 mentre i senatori da 6 passano a 4. Dunque, con la vittoria del Sì, cambia la ripartizione dei senatori per ogni Regione: diventano minimo 3, prima erano 7, per ciascuna di esse (invariato il numero di rappresentanti in Senato per il Molise, resteranno 2, e Valle D’Aosta, rimane 1, parallelamente le Province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle Regioni).

Infine, con la vittoria del Sì e la conseguente modifica ai suddetti articoli della Costituzione, viene appianata l’ambiguità interpretativa relativa al numero dei senatori a vita: in aula non potranno essere più di 5 nel complesso (non era ben chiaro finora se 5 fosse il limite di senatori a vita in aula o il numero di nomine a disposizione di ogni Presidente della Repubblica).

Un lungo elenco di tentativi

Referendum costituzionale 2020: la vittoria del Sì alla consultazione popolare sul taglio dei parlamentari arriva in fondo a una lunga serie di tentativi di modificare la composizione del Parlamento. Il dibattito in merito a una riduzione di deputati e senatori – fissati a 630 e 315 rispettivamente solo nel 1963 via riforma costituzionale avanzata durante il quarto governo Fanfani – si scalda negli anni 80. Una delle prime ipotesi fu quella di assegnare un deputato ogni 110mila abitanti e un senatore ogni 200mila.

Un progetto di riduzione che avrebbe portato il numero di deputati a 500 e quello dei senatori a 200 proposto dalla commissione bicamerale presieduta da D’Alema venne bocciato nel corso della XIII legislatura. In quella successiva, fu il Governo Berlusconi a far approvare in Parlamento una riforma costituzionale che prevedeva una riduzione a 518 deputati e 252 senatori. La riforma venne bocciata dagli elettori chiamati a esprimersi sempre via referendum nel giugno 2006. Stessa sorte ebbe, nel 2016, il tentativo di Renzi di abbassare il numero dei senatori a 95.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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