Elezioni Usa 2020: la tornata che cambierà la storia?

Pubblicato il 21 Ottobre 2020 alle 17:53 Autore: Redazione

Elezioni Usa: Il 2020 sarà un anno che per forza di cose entrerà nella storia. Come tutti gli altri del resto.

Elezioni Usa 2020: la tornata che cambierà la storia?

Elezioni Usa 2020: la tornata che cambierà la storia?

Oltre alla pandemia globale che caratterizza il nostro presente e che ci ha portato a grossi cambiamenti nel quotidiano, il mondo ha gli occhi puntati su un altro grosso avvenimento: le elezioni presidenziali USA 2020. Evento che, come il coronavirus, porterà nuovi sviluppi e nuovi scenari, generando a cascata una serie di conseguenze che coinvolgeranno ancora una volta il mondo intero. Ad oggi, i due sfidanti sono alle ultime battute di una lunga ed inusuale campagna elettorale, che porterà al voto il 3 di novembre. Gli Stati Uniti sono davanti ad un bivio, forse più del 2016, forse come mai durante la loro storia.

Elezioni Usa 2020: la tornata che cambierà la storia?

Donald Trump, il presidente uscente, parte da sfavorito secondo tutti i grandi istituti di ricerca elettorale, ma non per questo ha gettato la spugna davanti ad una sfida epocale, come già fatto quattro anni fa. Se infatti la sua immagine e il suo operato sono stati molto penalizzati dalla diffusione del “Virus Cinese”, il presidente può contare sui discreti successi ottenuti in questo mandato. Nel settore economico e della occupazione Trump è riuscito ad ottenere risultati storici e sorprendenti, qualcosa di analogo è stato ottenuto anche nell’ambito della politica estera (con Israele, Medio Oriente e Corea del Nord al centro dell’operato diplomatico) e nel rally del mercato azionario arginato solo dall’arrivo della pandemia.

Da non dimenticare l’efficace taglio delle tasse (apparentemente apprezzato dagli americani) e la guerra commerciale con la Cina, un successo per Trump, in quanto in grado di configurare accordi commerciali sicuramente più equi e convenienti di quelli precedenti.

Ovviamente non ha realizzato tutto ciò che aveva promesso negli anni passati, ma lo scontro per il futuro della Casa Bianca non sembra riguardare solo i temi politici più concreti, bensì, come nel 2016, la morale ricopre un ruolo fondamentale e su questo, Trump e la sua squadra, sembrano molto attenti.

Attenti al futuro degli Stati Uniti d’America

Dall’altro lato, il suo sfidante, Joe Biden, pur vantando una lunga carriera politica alle sue spalle, non sembra troppo “on point”.

L’età avanzata e una sospetta demenza senile lo hanno portato ad affrontare la campagna elettorale in un modo troppo apatico, spento e noioso: costatogli l’appellativo di “SleepyJoeBiden”. Nonostante questo, ha comunque cercato di comunicare un messaggio in grado di accreditarlo come potenzialmente migliore di Trump in tutti i campi: dalla gestione dell’economia a quella della pandemia, passando per la politica estera agli equilibri dentro gli effervescenti confini americani. Se la sua campagna elettorale è stata apparentemente condotta sottotono, Biden risulterebbe come favorito, potendo contare sull’appoggio degli Obama (ancora molto influenti) e sulla spinta che le manifestazioni BLM hanno generato. Tralasciando le ombre che hanno circondato queste manifestazioni, l’apporto degli ANTIFA e i sospetti “sponsor” strategici volenterosi di creare un clima esplosivo e sovversivo, Joe Biden ha da sempre mantenuto posizioni molto più morbide nei confronti della Cina, quel “nemico strategico” a cui Trump ha sempre attribuito grosse responsabilità sia per le scorrette pratiche commerciali sia per la diffusione del COVID19.

Questa potrebbe sicuramente essere una posizione in grado di penalizzarlo davanti all’ormai iper-polarizzato elettorato americano, non dimenticando che Joe Biden ha sostenuto tutte le guerre intraprese dagli Stati Uniti negli ultimi 40 anni: un fatto eloquente alla luce dei messaggi elettorali che hanno portato Trump alla storica vittoria del 2016. Con l’avvicinarsi delle elezioni, emerge con chiarezza come Biden cerchi di rappresentare al meglio le minoranze etniche e i bianchi anti-Trump, potendo addirittura contare sul vasto appoggio e la propaganda del jet-set Hollywoodiano: ma anche qui bisogna prestare estrema attenzione. I più informati infatti, ben sapranno che oltre alle dinamiche sociali, geopolitiche e geo-economiche che indirizzano l’opinione pubblica statunitense, negli ultimi quattro anni hanno acquisito una rilevanza sempre più specifica, strategica e polarizzante tutti quei temi legati alla vita e alla tutela dei minori.

Sembra infatti che un intreccio tra avvenimenti reali e teorie della cospirazione stia alimentando tutt’oggi un sentimento di condanna e rivincita verso quella parte dell’alta società (o élite) direttamente collegabile agli scandali Epstein e Weinstein incentrati sugli abusi sessuali e la tratta di minori appunto. Una retorica che sembra stia aiutando il presidente uscente a dipingere i suoi avversari politici come “malati” o comunque affetti da strani e perversi interessi: è da ciò che si sviluppa Qanon, un movimento digitale di dubbia provenienza che solo il futuro ci permetterà di inquadrare meglio.

Perché il futuro? Perché sulla scia delle declassificazioni operate recentemente sui documenti nell’ambito del Russia\Spygate potrebbero emergere coinvolgimenti più o meno diretti dei Clinton, degli Obama e degli stessi Biden nel tentativo di spiare ed impedire l’elezione di Trump nel 2016: ma non è tutto. Solo pochi giorni fa il New York Post avrebbe acceso i riflettori sugli scandali della famiglia Biden in Ucraina e in Cina, altra carne al fuoco in grado di incendiare ulteriormente questi ultimi giorni di campagna elettorale dato anche che (stando alle parole di Rudy Giuliani) sembra possano esserci concreti riferimenti a contenuti pedo pornografici trovati sui devices di Hunter Biden e ora in mano all’FBI.

Nonostante ciò l’elezioni sono sempre più vicine e il clima elettorale risulta, come nel 2016, molto incerto e in grado di riservare sorprese.

Dopo l’annuncio della positività al virus del presidente Trump e la sua guarigione lampo, il “Tycoon” ha ripreso a tutta velocità la campagna elettorale, inanellando una serie di “rally” che hanno mostrato al mondo ancora una volta chi gode del vero appoggio popolare a stelle e strisce. E’ particolarmente curioso come dall’altro canto pare che Biden, nei suoi comizi elettorali, non abbia seguito. Le poche immagini diffuse permettono infatti di constatare come lo sfidante di Trump non sia mai circondato da più di una decina di persone, oltre che da i giornalisti, un fattore che sicuramente lascia molti interrogativi sull’efficacia di questo tipo di campagna politica, unica nella storia, notando anche come tutte le grandi agenzie d’informazione cerchino di celarne gli insuccessi nel coinvolgimento popolare.

La questione del voto postale

La diffusione del virus ha aperto un grosso dibattito anche sulla questione del voto postale, modalità che mai come quest’anno verrà utilizzata dagli elettori. Le denunce di irregolarità sono ormai numerose, ma il complesso sistema elettorale statunitense sembra apparentemente reggere alle democratiche aspettative di un’elezione regolare e trasparente: solo il tempo e i fatti potranno smentirci.

Come già accennato, queste elezioni potrebbero essere più equilibrate di quello che ad oggi ci dicono i sondaggi, non è affatto da escludere l’ipotesi che l’identità del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America si conosca solo diversi giorni dopo il 3 novembre. Elezioni apparentemente equilibrate, con diversi stati chiave ancora “too close to call” aumentano la rilevanza dei candidati minori come quella del rapper e produttore musicale americano Kanye West. Quest’ultimo sembra infatti essersi lanciato a capofitto in un progetto per l’America “chiacchierato” da tempo, portando alla rivalsa diversi temi per così dire “trumpiani”: la tutela dei diritti dei minori, la religione, le scelte pro-life, la creazione di lavoro e di una rete giovani in grado di rilanciare la stessa gioventù americana. Questo posizionamento strategico potrebbe risultare determinante nell’assorbire voti della minoranza “black” che mai avrebbe appoggiato Donald Trump e che forse si sarebbe rivolta al candidato Democratico.

Questa interessante ipotesi andrebbe analizzata anche alla luce dei diversi personaggi del mondo dello spettacolo che hanno sposato le cause di Kanye West e Donald Trump. Se infatti Joe Biden gode dell’ampio appoggio Hollywoodiano, lo stesso Trump, ha ricevuto nel corso di questi ultimi giorni diversi endorsement da parte di Ice Cube e 50Cent: parte della storia del rap e dell’hip hop americano, capaci di rappresentare la rivalsa della minoranza di colore dagli anni ’80 fino ai giorni nostri. Interessante è chiedersi chi favorirà questa inusuale polarizzazione dati i forti pregiudizi che mediamente circondano l’elettore “black” pro-Trump.

Inoltre, stando agli svolgimenti delle primarie Dem e alla sconfitta della linea “socialisteggiante” la strategia del presidente uscente sembra sia stata quella di puntare su una continua polarizzazione dell’opinione pubblica, nell’intenzione di configurare per Biden un appoggio moderato, ma minoritario: insufficiente per raggiungere la Casa Bianca. Il passare dei giorni ci aiuterà senz’altro a fare chiarezza sugli ultimi aspetti in grado di orientare le preferenze, ma indubbiamente ciò che conseguirà dal risultato di queste elezioni avrà inevitabilmente effetti sull’intero sistema internazionale e sui suoi equilibri. I rapporti USA-UE sono infatti ai minimi storici, con un conflitto sempre più esplicito tra Stati Uniti e Germania alla luce dei diversi obiettivi strategici e dell’intenso dialogo tedesco con il partner cinese, ma anche lo stesso delicato rapporto Turchia-Germania e le ormai impostate influenze cinesi in Europa per mezzo della “nuova Via della Seta” hanno contributo a creare un clima esplosivo e difficilmente pronosticabile che in ogni caso avrà ripercussioni anche sulla nostra penisola. Solo il 2021 ci permetterà di comprendere se andremo incontro ad un più diffuso disordine globale.

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