Causa civile e spese da sostenere: ecco il quadro di riferimento

Pubblicato il 19 Novembre 2020 alle 15:31 Autore: Claudio Garau

Causa civile e spese da sostenere: ecco il quadro di riferimento

I dati statistici ci dicono che il popolo italiano è, mediamente, piuttosto litigioso: ogni anno non sono di certo poche le cause che vedono coinvolti i privati, specialmente in settori come la materia condominiale, ad esempio. Tante anche le separazioni e i divorzi, e nell’insieme i motivi per cui recarsi in tribunale, non mancano, come non manca il lavoro ai tribunali italiani, spesso ingolfati per l’elevatissimo numero di carte da gestire. E la ben nota carenza di personale negli uffici, non fa altro che aumentare le dimensioni del problema della gestione dei procedimenti civili. Qui di seguito vogliamo chiarire quanto costa, per un privato, fare causa civile a qualcuno: ovvero a quali spese deve essere preparato a far fronte, nel caso intenda varcare le porte del tribunale. Facciamo chiarezza.

Se ti interessa saperne di più su quanti sono i gradi della giustizia civile e penale in Italia, clicca qui.

Causa civile: le spese per la parcella e i costi vivi

Oltre al fattore relativo alle probabilità di vittoria, non può non essere menzionato il fattore economico, che entra in gioco in ipotesi di causa civile. E quest’ultimo va collegato anche alle tempistiche per addivenire ad una decisione, nonchè alla possibilità che il condannato sia nullatenente, con tutto ciò che ne consegue, negativamente, sul piano di un risarcimento.

Dobbiamo anticipare che la regola essenziale e primaria nella causa civile è data dall‘anticipo delle spese di giudizio, da parte di colui che agisce per primo, ovvero porta in tribunale la controparte, perchè ha qualcosa da rivendicare nei suoi confronti.

In via generale, i costi della causa civile vanno suddivisi in due ambiti:  

  • spese per l’onorario dell’avvocato, ovvero per la prestazione professionale ed intellettuale di chi difende il cliente, che pertanto è tenuto a versare una somma in pagamento. Detta somma comprende anche eventuali rimborsi spese sostenute dal legale (ad es. costi per fotocopie, per il pieno di benzina per viaggi ecc.);
  • costi vivi collegati all’espletamento della causa civile, ovvero fondamentalmente:
    • bolli;
    • diritti di cancelleria;
    • tasse.

E’ chiaro che sarà il proprio avvocato di fiducia la persona a cui domandare un sorta di ‘preventivo’ di spesa, prima di intraprendere il percorso della causa civile contro qualcuno. Si tratta – sempre e comunque – di un preventivo scritto, imposto dalle norme di legge in materia all’avvocato, ogni volta che quest’ultimo riceva un potenziale cliente in studio. Insomma, detto calcolo deve conteggiare tutto in anticipo, in modo da permettere al privato di capire se davvero vale la pena buttarsi in un procedimento giudiziario, o invece se è preferibile una soluzione alternativa ed extraprocessuale.

In linea di massima, può dirsi che il costo complessivo della causa civile, fino alla sentenza, è direttamente proporzionale al valore del diritto fatto valere. Se pertanto, c’è di mezzo un recupero crediti consistente o la rivendicazione di un immobile di lusso come una villa, è chiaro che il costo sarà ben più alto di una causa il cui diritto fatto valere si collega a somme di denaro tutto sommato esigue (ad es. la restituzione di un orologio o di una collana).

Detta proporzione si applica in via generale, per quanto riguarda l’imposta denominata contributo unificato, che infatti aumenta o decresce in base al valore della causa civile. Circa invece i costi della parcella, bisogna considerare che partono da un minimo, da cui non scendono mai: per il cliente si tratta insomma di ben ponderare e di capire se davvero è il caso di fare una causa civile. Peraltro, va rimarcato che l’avvocato, oggigiorno, può stabilire liberamente il prezzo che ritiene più opportuno per una certa prestazione: sulla scorta infatti dei cambiamenti apportati dal Decreto Bersani sulle liberalizzazioni, oggi i legali non debbono più rifarsi alle tariffe professionali predefinite. Questo sottolinea l’importanza di avere un preventivo al primo incontro con l’avvocato.

Le spese per la prestazione del proprio legale nella causa civile

Come accennato, il costo della causa civile dipende anzitutto dalla prestazione resa dall’avvocato, secondo costi che sono oggetto di accordo libero di cliente e professionista. L’avvocato può chiedere la cifra che più ritiene congrua in base al lavoro svolto, sebbene la regola generale sia quella di chiedere una cifra che cresce all’aumentare del valore di causa (come succede per il contributo unificato, che vedremo a breve). Lo ribadiamo: sulla scorta del citato Decreto Bersani, l’avvocato non è vincolato ad alcuna tariffa minima o massima, prefissata dal legislatore. La prassi ci segnala tuttavia che la spesa per la parcella di solito è pari a circa il 7-15% del valore della causa civile, ma a ciò vanno sommati i costi eventuali sostenuti dall’avvocato (fotocopie, trasferte ecc.).

I costi vivi: quali sono in sintesi

Prima abbiamo accennato al fatto che una delle due principali voci di spesa per chi intende fare una causa civile contro qualcuno è rappresentata dalle spese vive. Ma in concreto quali sono? Ecco in sintesi un quadro di riepilogo:

  • notifica del ricorso o dell’atto di citazione: anzitutto, per poter intraprendere una causa civile va messo in conto il costo della notifica dell’atto di citazione – tra i 10 e i 20 euro per parte. Variabili che influiscono sul prezzo sono la distanza della residenza rispetto alla sede dell’ufficiale giudiziario e la modalità di notifica, ovvero a mani o con posta;
  • spese per il contributo unificato: il primo atto notificato va poi iscritto a ruolo in tribunale. Ecco che scatta il pagamento del contributo, una sorta di tassa per il funzionamento della macchina giudiziaria. In linea di massima detta spesa sale all’aumentare del valore della controversia. Periodicamente, l’ammontare del contributo unificato viene ricalcolato in base all’inflazione. La spesa è molto variabile, andando da un minimo di alcune decine di euro, per cause di valore esiguo e in primo grado, fino ad arrivare ad alcune migliaia di euro per cause il cui valore supera i 500.000 euro;
  • spese per l’eventuale CTU: durante lo svolgimento della causa civile, il magistrato potrebbe aver bisogno di un perito e del suo contributo tecnico per addivenire ad una sentenza ben ponderata – si tratta del cd. consulente tecnico d’ufficio o Ctu . La spesa per detta consulenza è di solito gravante sulla parte che agisce in giudizio o su chi la richiede. Ma detto costo, al termine della causa, può essere fatto gravare su chi perde;
  • marche da bollo e diritti di cancelleria: possono rivelarsi necessarie le richieste di copie e documenti dalla cancelleria, sia durante la causa civile, che a seguito della sentenza del giudice, di cui va ottenuta copia autentica. Ebbene, in dette circostanze, saranno fatti valere i cd. diritti di cancelleria e i correlati bolli, per una spesa totale sui 100-200 euro;
  • costi dell’eventuale mediazione: alcune cause civili (condominio, locazione, affitto di azienda, successioni ereditarie ecc.) prevedono il tentativo obbligatorio di mediazione, prima di intraprendere la via del tribunale. Il primo incontro comporta una spesa di 40 euro, ma se la mediazione funziona, andrà pagato un corrispettivo al mediatore professionista che viene collegato al valore della lite. Le cifre sono variabili in base al regolamento del singolo organismo di mediazione;
  • imposta di registro della sentenza: dopo la decisione del giudice, sarà necessario pagare anche l’imposta di registro sulla sentenza, che di solito spetta a chi perde la causa. Tuttavia va rimarcato che nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria, le parti in causa sono responsabili in via solidale, e quindi sia vincente che sconfitto sono di fatto obbligati verso il Fisco. Anche in questo caso, per calcolarla si fa riferimento al valore della causa civile: è dovuta in una percentuale che va dall’1 al 2% del citato valore, ma talvolta è prevista in misura fissa.

Se ti interessa saperne di più sul gratuito patrocinio e se vale in mediazione, clicca qui.

Che succede dopo la sentenza?

Se questo è il quadro generale delle spese in gioco, in caso di causa civile, bisogna però fare una puntualizzazione finale. Infatti, la legge impone che chi esce sconfitto dal tribunale, deve pagare – o come si dice in gergo ‘rifondere’ – le spese processuali anticipate dall’avversario che invece ha ottenuto una sentenza favorevole. Attenzione: le spese processuali sono costituite sia dal denaro dovuto all’avvocato, sia dai costi vivi citati sopra (come ad es. il contributo unificato). In casi eccezionali, il magistrato può decidere per la compensazione delle spese tra le parti e ciò avviene in ipotesi di:

  • giurisprudenza della Cassazione non univoca;
  • parte vittoriosa non in modo pieno;
  • causa in cui era necessario interpretare norme nuove.

Concludendo, è ben chiaro dunque che intraprendere il percorso di una causa civile pone dei delicati interrogativi non soltanto con riferimento alle concrete possibilità di vittoria, ma anche e soprattutto in relazione alle spese che vanno anticipate e che possono aumentare sensibilmente, in caso di sconfitta. Non di rado si tratta di cifre anche molto ingenti. Spetta al privato, ben informato da un avvocato competente e onesto, capire se davvero vale la pena di varcare l’ingresso del tribunale.

SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU GOOGLE NEWS

Hai suggerimenti o correzioni da proporre?
Scrivici a 
redazione@termometropolitico.it

L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
Tutti gli articoli di Claudio Garau →