Auto ad uso promiscuo: come funziona e perchè è utile saperlo

Pubblicato il 30 Novembre 2020 alle 11:12 Autore: Claudio Garau
Autogrill Dpcm

Auto ad uso promiscuo: come funziona e perchè è utile saperlo

Non sempre le prestazioni previste nel contratto di lavoro, ovvero le mansioni che il dipendente andrà a svolgere una volta assunto, sono compiute nello stesso luogo di lavoro, nello stesso ufficio o comunque nella stessa località in cui giornalmente il lavoratore risulta impegnato in via subordinata presso un certo datore di lavoro. Esiste infatti la possibilità che, per le particolari esigenze aziendali e per il ruolo ricoperto nell’organigramma, il dipendente debba invece circolare per il territorio provinciale, regionale o anche fuori regione, a bordo di un’automobile o di un altro mezzo a motore. Talvolta il mezzo può essere personale, talvolta invece può essere messo a disposizione dall’azienda: in quest’ultimo caso si parla di ‘auto ad uso promiscuo‘. Vediamo allora cosa è opportuno ricordare in merito a questo tema.

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Auto ad uso promiscuo ed auto personale: differenza

Abbiamo appena accennato al fatto che un particolare lavoro potrebbe implicare di viaggiare ogni giorno: pensiamo ad esempio ai dipendenti assunti con un contratto di lavoro che tra le mansioni prevede quella di trattare con i vari clienti di persona, presso l’indirizzo di riferimento di ciascuno di essi; oppure pensiamo a chi si occupa di esporre prodotti aziendali in fiere, mostre ecc. Ebbene, in questi casi l’uso dell’automobile per ragioni lavorative è essenziale.

Tre sono le diverse possibili situazioni che possono presentarsi per il lavoratore che utilizza un mezzo a motore per svolgere le mansioni di cui alla lettera di assunzione:

  • utilizzo dell’auto personale, ovvero dell’auto di cui è proprietario: il datore di seguito rimborserà le spese versate in relazione ai km percorsi per il viaggio o viaggi di lavoro;
  • utilizzo dell’auto aziendale, ovvero un mezzo in disponibilità dell’azienda, di cui il dipendente non è proprietario. In questo caso:
    • se la lettera di assunzione non precisa nulla di particolare, il dipendente è tenuto a servirsi del mezzo soltanto per finalità legate alle mansioni professionali e per null’altro;
    • se invece le parti pattuiscono l’utilizzo dell’auto ad uso promiscuo, il lavoratore potrà guidare sia per svolgere le mansioni per cui è stato assunto e che prevedono di spostarsi sul territorio, sia per necessità personali (ad es. raggiungere la località di villeggiatura).

E’ chiaro che se nel contratto di lavoro, è presente una disposizione che prevede l’auto ad uso promiscuo, il lavoratore potrà contare sull’utilità di un mezzo che gli serve sia per lavorare, sia per scopi privati, con un indubbio risparmio di denaro. Anzi, economicamente parlando, si tratta pur sempre di una forma di retribuzione indiretta.

Aspetti fiscali della promiscuità

Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia. Infatti, l’auto ad uso promiscuo rappresenta un benefit sul quale è necessario versare le tasse, per il valore economico in gioco. In buona sostanza, il dipendente deve pagare l’Irpef, vale a dire l’imposta sul reddito delle persone fisiche su tutte le somme incassate dall’azienda, in quanto compenso per le mansioni compiute.

E attenzione: sono rilevanti fiscalmente, ovvero sono imponibili non soltanto i comuni stipendi, ma anche le retribuzioni non dirette come quella rappresentata, ad esempio, dall’auto ad uso promiscuo. Ciò in quanto quest’ultima rappresenta comunque un valore economico per l’uso personale del mezzo, che va tassato.

Per calcolare detta imposta sull’auto ad uso promiscuo, il reddito imponibile ovvero tassabile, collegato all’uso personale del mezzo, è stabilito seguendo specifiche tabelle chilometriche Aci. Queste ultime sono rese note annualmente, entro il 31 dicembre, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: sono fondamentali poichè chiariscono quale sia il valore da tassare, per modello di automobile e per cilindrata.

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Cosa è cambiato nel 2020

In tema di auto ad uso promiscuo, non possiamo non ricordare che la legge di bilancio 2020 ha comportato delle significative variazioni, circa la tassazione applicabile in queste circostanze. Lo scopo evidente è stato quello di spingere verso l’uso di mezzi a basse emissioni e quindi meno inquinanti. Infatti, nel provvedimento è stato stabilito che la crescita di emissioni di anidride carbonica è direttamente proporzionale alla percentuale di imponibile fiscale (dal 25% per le più basse soglie di emissioni, fino al 50% per le più alte, e che diventerà 60% dal prossimo anno).

Attenzione però: il provvedimento citato ha disposto queste novità a protezione dell’ambiente soltanto per i veicoli immatricolati a partire dal primo gennaio 2020, e relativamente a pattuizioni tra dipendente ed aziende, che stabiliscono il benefit in questione a partire dal primo luglio 2020.

Concludendo, è insomma chiaro che l’auto ad uso promiscuo oltre ad avere degli indubbi vantaggi per il lavoratore, prevede anche obblighi di natura fiscale in capo al lavoratore, che quest’ultimo non deve dimenticare.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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