Coronavirus: analizzata in Argentina la variante Rio de Janeiro. Di cosa si tratta?

Pubblicato il 6 Gennaio 2021 alle 12:27 Autore: Guglielmo Sano

Analizzata in Argentina una mutazione ancora poco conosciuta del coronavirus Sars Cov 2. È stata battezzata “variante Rio de Janeiro”

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Coronavirus: analizzata in Argentina la variante Rio de Janeiro. Di cosa si tratta?

Analizzata in Argentina una mutazione ancora poco conosciuta del coronavirus Sars Cov 2. È stata battezzata “variante Rio de Janeiro” visto che proprio in Brasile sembra essere apparsa per la prima volta lo scorso autunno. Cosa ha di particolare?

Coronavirus: la variante Rio de Janeiro

La variante Rio de Janeiro era stata localizzata nell’omonimo Stato del Brasile per la prima volta lo scorso ottobre: i riflettori torno ad accendersi su questa mutazione del coronavirus Sars Cov 2 dopo che le autorità sanitarie argentine ne hanno rilevato la presenza in almeno sei casi analizzati tra novembre e dicembre. In realtà, le mutazioni attualmente conosciute di questa variante sono in tutto 6: è una di queste in particolare a preoccupare i medici argentini.

Cosa ha di particolare?

Al momento, non risulta che né la variante inglese né quella sudafricana abbiano avuto diffusione in Argentina, mentre la variante di Rio de Janeiro del nuovo coronavirus, dicono sempre le autorità sanitarie del paese, con tutta probabilità sta già circolando da tempo Dalle prime ma approfondite analisi delle sei mutazioni della variante, come si diceva, una in particolare preoccupa i medici: sarebbe in grado di neutralizzare di fatto gli effetti degli anticorpi monoclonali e del plasma dei pazienti convalescenti.

Particolarmente aggressiva?

Quindi, anche se ancora si aspettano dati di ambito clinico e quelli disponibili non permettono di dire che si comporti in modo sensibilmente diverso dalla versione “classica”, potrebbe trattarsi di una variazione particolarmente “aggressiva” del virus ossia che rende molto più difficile curare chi si ammala di Covid. Un dettaglio non di poco conto considerando che, per esempio, la variante inglese non determina un’infezione più severa ma è caratterizzata solo da una maggiore capacità di trasmissione (e, in parallelo, da una migliore capacità di “attaccare” i più giovani o meglio i bambini con età inferiore ai 10 anni finora tra le fasce meno colpite dall’epidemia).

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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