Il nodo Guantanamo

Pubblicato il 20 Maggio 2009 alle 10:15 Autore: Andrea Carapellucci
obama

Proprio queste “modalità” sono state oggetto di ridefinizione da parte dell’amministrazione Obama. Appena insediato, il nuovo presidente ha vietato alla CIA di ricorrere alla tortura (secretando tuttavia i nomi degli agenti che vi avevano fatto ricorso, e garantendo così loro l’impunità). Ha inoltre stabilito la chiusura delle strutture di detenzione sull’isola, e previsto il trasferimento dei prigionieri in altri Paesi o negli stessi Stati Uniti.

Ieri, la relativa richiesta di finanziamento è stata sonoramente bocciata dalla maggioranza democratrica al Congresso.

Il Sen. Harry Reed, leader della maggioranza, ha dichiarato senza mezzi termini: “Non permetteremo mai che dei terroristi vengano liberati sul territorio degli Stati Uniti”.

Nessun Paese europeo ha accettato finora di accogliere i prigionieri di Guantanamo (con l’eccezione di Francia e Gran Bretagna, che ne hanno accolto uno a testa). La maggior parte di loro non può essere sottoposta ad un processo ordinario per mancanza di prove, o impossibilità di esibirle in un dibattimento pubblico. Alcuni dei detenuti dovranno quindi essere processati dalle corti speciali istituite da Bush, che Obama ha recentemente deciso di mantenere in funzione, sia pure ampliando le garanzie dei detenuti. Ma – gli altri?

Per quanto si analizzino a fondo le posizioni dei singoli presunti terroristi, il problema di fondo rimane: Guantanamo esiste perchè alcuni prigionieri risultavano troppo pericolosi per essere rilasciati ma – allo stesso tempo – impossibili da processare.

Fallito il disegno di scaricarli su altri Paesi, e registrato il veto del Congresso sulla loro introduzione negli Stati uniti, al presidente non resta che rispolverare le sue conoscenze di direttore dell’ Harvard Law Review, e trovare una cavillosa soluzione giuridica. Per levarsi dall’imbarazzo, dovrà ricorrere necessariamente a un gioco di prestigio. Il cilindro, però, si trova a Cuba. E il coniglio morde.

 

L'autore: Andrea Carapellucci

Analista giuridico di TP, si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino ed è dottorando in Diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Milano.
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