Decreto dignità: è un fallimento? Gran parte della politica lo pensa

Pubblicato il 16 Maggio 2022 alle 18:34 Autore: Redazione
sport e business

Mentre continua il momento delicato che sta coinvolgendo diversi Paesi europei e non solo, l’attività politica in Italia è sempre più frenetica. Lo dimostra il botta e risposta tra Draghi e Conte, con il primo che ha parlato al Parlamento europeo sulla questione Superbonus. Una sorta di deja vù, se così si può chiamare, su questioni che erano state nel corso degli ultimi anni già affrontate e sulle quali si erano diverse volte alzate critiche e dissapori. Tra queste sicuramente figura il Decreto Dignità, un provvedimento che da gran parte della politica, e non soltanto, è stato giudicato fallimentare.

Influenza sullo sport

La situazione dello sport più amato e praticato in Italia, ovvero il calcio, è particolarmente delicata. Sì, perché stiamo parlando dello sport che muove più denaro e che sta vivendo una situazione di crisi: nonostante la bellissima vittoria dell’Europeo lo scorso anno, ci sono stati una serie di accadimenti che hanno minato la credibilità del sistema calcio italiano e che avranno sicuramente ripercussioni non di poco conto. Tra questi troviamo la mancata qualificazione al Mondiale: una sorta di punta dell’iceberg che ha raggiunte proporzioni impressionanti.

Il futuro del calcio è in bilico e soprattutto a causa dei continui mancati introiti. La pandemia, che ha costretto le società a non poter godere degli introiti derivanti dalla tifoseria, ha dato il colpo di grazia ad una situazione critica che è stata determinata in particolare proprio dal Decreto Dignità. Il provvedimento in questione ha, secondo alcune stime, rappresentato un ammanco di oltre 200 milioni di euro di introiti per le società calcistiche professionistiche.

In che consistono i divieti

È ovviamente fondamentale comprendere in cosa consistano questi divieti. Per prima cosa c’è da dire che riguardano qualsiasi tipologia di sponsorizzazione di tutte le attività riconducibili al gioco d’azzardo: quindi, viene fatto divieto di pubblicità, indiretta e diretta, di app slot gratis, app di casinò e scommesse calcistiche. Il riferimento è relativo alle sponsorizzazioni indirette e dirette. Difatti, parliamo di sponsorizzazione tramite cartelloni pubblicitari ma anche sulle magliette delle squadre.

Cosa cambierà?

Come abbiamo accennato inizialmente, gran parte della politica si è sempre detta contraria a questo provvedimento, per diversi motivi. Tra questi anche il fatto che il Decreto in sé, attuato per cercare di contrastare la ludopatia, non ha minimamente sortito effetto, anzi. Negli ultimi anni l’aumento del gioco online è stato senza precedenti e il trend è in continua crescita.

È da tempo che lo stesso presidente del CONI, Giovanni Malagò, sta lottando per far sì che il Decreto venga quanto meno modificato. Questo sta minando in maniera impressionante la crescita del calcio italiano, specie nei confronti delle realtà estere. Non è da escludere che, se si procedesse su questa linea troppo a lungo, si potrebbe continuare a perdere concorrenzialità rispetto ad altre realtà estere e l’appeal del prodotto calcio italiano, ma anche sport in generale, potrebbe essere minato. La sensazione, comunque sia, è che ci si attiverà per risolvere la questione in tempi non troppo lunghi.

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