Crisi Governo: Draghi riferisce in Parlamento. Cosa potrebbe succedere?

Pubblicato il 19 Luglio 2022 alle 10:53 Autore: Guglielmo Sano
Crisi Governo: Draghi riferisce in Parlamento. Cosa potrebbe succedere?

Crisi Governo: Draghi riferisce in Parlamento. Cosa potrebbe succedere?

Crisi Governo: nella mattinata di mercoledì 20 luglio 2022 il Presidente del Consiglio Draghi riferirà in Parlamento rispetto alle gravi tensioni politiche che potrebbero portare alla caduta del suo esecutivo e, forse, ad elezioni anticipate.

Crisi Governo: come si è arrivati a questo punto?

Crisi Governo: mercoledì 20 luglio 2022 il Presidente del Consiglio Draghi riferirà in Parlamento rispetto alle gravi tensioni politiche sorte all’interno della maggioranza che lo sostiene al momento di votare la fiducia sulla conversione in legge del Decreto Aiuti in Senato. Il fulcro dei problemi la decisione del Movimento 5 Stelle di non partecipare alla votazione per il profondo disaccordo sul contenuto del provvedimento: problemi che, però, sono esclusivamente di natura politica visto che di fatto il governo Draghi non ha mai perso la fiducia del Parlamento. Almeno non in termini numerici.

Tuttavia, l’assenza dei pentastellati in aula per Draghi ha rappresentato in più di un modo la fine della sua esperienza a capo di un esecutivo di “unità nazionale”: per questo motivo il Presidente del Consiglio, giovedì 14 luglio, ha presentato le proprie dimissioni al Capo dello Stato Mattarella che, d’altra parte, le ha respinte – come da prassi – invitandolo, appunto, a “parlamentarizzare” la crisi politica. In sostanza tornare in Parlamento a definire la situazione, dunque, a seguito di una discussione in aula, valutare il da farsi alla luce di un nuovo voto di fiducia.

Draghi riferisce in Parlamento. Cosa potrebbe succedere adesso

Crisi Governo: d’altra parte, questi passaggi non sono da considerarsi automatici. Visto che di fatto il suo esecutivo non è stato sfiduciato, molto se non tutto il suo futuro dipende proprio dalle scelte di Draghi. Infatti, il Presidente del Consiglio potrebbe anche non ritenere necessario un nuovo voto di fiducia e semplicemente confermare le proprie dimissioni: in tal caso difficilmente verrebbero nuovamente respinte dal Capo dello Stato. A questo punto Mattarella potrebbe scegliere un’altra personalità, forse un altro “tecnico”, per sondare la disponibilità dei partiti a formare una nuova maggioranza. Chiaramente senza accordo tra i partiti il Presidente della Repubblica sarebbe costretto a sciogliere le Camere: inizierebbe l’iter diretto verso elezioni anticipate in autunno.

Altra ipotesi pienamente sul tavolo quella che vede Draghi sospendere le proprie dimissioni, confrontarsi con il Parlamento e, infine, sottoporsi a un nuovo voto di fiducia. Da considerare che i “ponti” con il Movimento 5 Stelle per ricomporre la frattura avvenuta sul Decreto Aiuti non si sono mai interrotti (anche se le trattative rimangono complicate). Detto ciò, a livello di numeri, i 5 stelle non sono determinanti: insomma, Draghi potrebbe governare fino al termine della legislatura anche senza il partito di Conte (da considerare, tra l’altro, che molti esponenti M5S potrebbero cambiare casacca per appoggiare un nuovo Governo Draghi).  

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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