Iva zero con la Riforma Irpef 2023? Ipotesi al vaglio del Governo

Pubblicato il 10 Marzo 2023 alle 12:04
Aggiornato il: 13 Marzo 2023 alle 17:17
Autore: Guglielmo Sano
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Iva zero con la Riforma Irpef 2023? Ipotesi al vaglio del Governo

Iva zero con la Riforma Irpef 2023? Ipotesi al vaglio del Governo. L’esecutivo, infatti, sta pensando all’azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto su alcuni beni, in particolare, su quelli di prima necessità. La misura chiaramente aiuterebbe le famiglie italiane a proteggersi dall’alta inflazione e dai rincari dovuti alla crisi energetica. Ecco cosa si sa al momento.

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Iva zero con la Riforma Irpef 2023? Ipotesi al vaglio del Governo

Iva zero con la Riforma Irpef 2023? L’ipotesi è al vaglio del Governo. A confermarlo in queste ore anche il viceministro dell’Economia Maurizio Leo che, pur non sbilanciandosi, ha precisato come l’esecutivo stia pensando, in particolare, all’azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto su alcuni beni di prima necessità. Per esempio, acqua, pane, pasta, latte, stessa cosa per alcuni prodotti dedicati all’igiene personale.

In generale, l’Iva che pesa sul costo dei beni e servizi è al momento fissata a quota 22%: sui beni di prima necessità, invece, si muove tra il 4% e il 5%. D’altra parte, un’eccezione a dir poco anomala è rappresentata dall’acqua minerale: l’Iva che grava su quest’ultima, infatti, è pari al 22%, la stessa che pesa sui beni cosiddetti non necessari. Quindi, al di là dell’azzeramento dell’Iva, si può dire che il piano del Governo riguarderà più in generale l’omogeneizzazione dell’Iva per beni e servizi simili.

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Omogeneizzare l’applicazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto

Allora per ricapitolare: sembra che il Governo Meloni stia lavorando nell’ottica di portare a zero l’Iva per i prodotti su cui attualmente pesa nella misura del 4% e per ridurla al 5% per quei prodotti su cui al momento grava un’Iva al 10%. Già questo secondo le prima simulazioni delle associazioni di consumatori porterebbe le famiglie italiane a risparmiare circa 300 euro all’anno, senza considerare gli effetti indiretti che l’omogeneizzazione avrebbe sul prezzo di prodotti e servizi erogati da bar, ristoranti, alberghi e da tutte quelle attività che lavorano con dei listini al dettaglio.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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