La cattedra e il crocifisso

Pubblicato il 5 Novembre 2009 alle 09:24 Autore: Andrea Carapellucci

Se la sentenza sarà confermata, l’Italia dovrà pagare il risarcimento disposto a favore dei ricorrenti, e sarà tenuta ad “ottemperare” alla decisione. Con quali conseguenze, è difficile prevederlo. Da un punto di vista strettamente giuridico, l’Italia avrebbe l’obbligo di rimuovere le disposizioni che impongono l’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche. Ma è appena il caso di ricordare che altri Paesi membri, come la Russia, sono continuamente condannati per gravissime violazioni dei diritti umani, e non mutano di una virgola la loro condotta.

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, un organo politico, avrà l’obbligo di “vigilare” sull’esecuzione della sentenza, ma non avrà alcuno strumento per imporre all’Italia di abrogare le sue leggi.

Ciò che il Governo italiano teme di più, probabilmente, è che un numero sempre maggiore di cittadini chieda un risarcimento danni per non aver ottenuto la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche. Il numero dei potenziali ricorrenti è enorme, il rischio elevato, ma non gravissimo.

Infatti, i ricorrenti dovranno sostenere i costi (e i tempi) del giudizio presso i tribunali italiani. Esauriti tutti i gradi, potranno rivolgersi alla Corte, che condannerà lo Stato (visto il precedente, con parsimonia) a rimborsarli delle spese legali sostenute e ad un piccolo risarcimento per danni morali. E’ ragionevole supporre che l’Italia deciderà di pagare, piuttosto che mettere in discussione la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche, considerata “innocua” sia dall’attuale maggioranza che dall’ opposizione.

Un aneddoto aiuterà a comprendere perchè è presumibile che i difensori del crocifisso a scuola l’avranno vinta.
Dopo migliaia di condanne della Corte Europea per l’eccessiva durata dei processi, l’Italia ha introdotto un meccanismo interno (la famosa “legge Pinto”) per accordare un risarcimento a chi attende anni per una sentenza. Ha preferito sostenere il costo di migliaia di risarcimenti che intervenire sulla macchina della giustizia.

Secondo alcuni, lo ha fatto per pigrizia. Secondo altri, per risparmiare.

 

L'autore: Andrea Carapellucci

Analista giuridico di TP, si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino ed è dottorando in Diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Milano.
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