Trattenute Tfr: quanto pesano sull’importo? Guida veloce

Pubblicato il 2 Maggio 2024 alle 23:06
Aggiornato il: 4 Maggio 2024 alle 12:14
Autore: Guglielmo Sano
Trattenute Tfr: quanto pesano sull’importo? Guida veloce

Trattenute Tfr: quanto pesano sull’importo? Guida veloce

Trattenute Tfr: quanto pesano le imposte sul Trattamento di fine rapporto? La tassazione dell’importo del compenso differito si distingue in diversi modi da quella imposta alla retribuzione ordinaria. Quali sono le regole previste dall’ordinamento e qualche esempio di calcolo del netto.

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Cos’è il Trattamento di fine rapporto e a chi spetta

Trattenute Tfr: quanto pesano le imposte sul Trattamento di fine rapporto? Prima di rispondere a questa domanda da precisare velocemente a cosa ci si riferisce quando si parla di Tfr. Si tratta di una retribuzione differita, cioè di un compenso che viene corrisposto al lavoratore dipendente (part time o full time che sia) dopo la cessazione del rapporto di lavoro (sempre, anche in caso di licenziamento per giusta causa. È lo stesso lavoratore ad accantonare, mese dopo mese, una parte della busta paga destinandola all’accumulazione del proprio Tfr (tale somma è sottoposta a rivalutazione in base al tasso dell’inflazione).

Durante il rapporto di lavoro (esclusivamente nel privato) è possibile chiederne un anticipo pari al massimo all’80% del Trattamento complessivo. In generale, dopo circa 60 giorni al massimo un anno dal termine del rapporto di lavoro (tempistica variabile a seconda del CCNL di riferimento). Posso volerci fino a 2 anni per l’erogazione nel settore pubblico. È comunque il datore di lavoro ad erogarlo alla cessazione del rapporto di lavoro: sarà lo stesso datore a calcolare le trattenute per cui al lavoratore sarà corrisposto l’importo netto del Tfr.

Trattenute Tfr: quanto pesano sull’importo?

Trattenute Tfr: quanto pesano le imposte sul Trattamento di fine rapporto? Per capirlo, innanzitutto, bisogna determinare il suo importo lordo. Per calcolarlo bisogna prendere in considerazione l’aliquota Irpef che viene applicata di anno in anno (o frazioni di anno) durante il rapporto di lavoro. In tal modo si può determinare l’aliquota media (inferiore a quella che pesa ordinariamente sulla retribuzione mensile). Sarà l’aliquota media a essere imposta sul compenso nell’anno di incasso. Successivamente l’Agenzia delle Entrate calcolerà l’importo netto applicando l’aliquota media degli ultimi 5 anni del rapporto di lavoro. A quel punto se l’imposta sarà maggiore a quella calcolata precedentemente, sarà questa ad essere applicata all’importo, dunque, verrà sottratta la differenza.

Un esempio pratico: si prenda un lavoratore che ha maturato un Tfr lordo di 100mila euro (comprese o meno eventuali detrazioni fiscali). Questi 100mila euro vanno moltiplicati per un parametro fisso, cioè 12, e poi per gli anni di servizio. Dunque, mettendo che questi siano 40, l’importo del Tfr netto sarà di (100.000 x 12) : 40 = 30.000. Su questi 30mila – l’importo netto del Tfr – andrà quindi applicata l’aliquota Irpef, in questo caso il 35%, per cui si dovrà pagare un Irpef pari a 10.500 euro. L’aliquota media applicata sarà la risultante dell’operazione (10.500 : 100.000) x 100, ossia  (Irpef : Tfr lordo) x 100. Dunque, l’importo del Tfr netto sarà il risultato della sottrazione all’importo lordo dell’Irpef (esempio: 100.000 – 10.500 = 89.500).

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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