Termometro Finanziario: l’Europa si prepara a salvare anche la Spagna

Pubblicato il 3 Giugno 2012 alle 22:27 Autore: Giovanni De Mizio
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Com’è ovvio, i soldi erogati sotto forma di prestiti e mutui per le abitazioni sono rapidamente svaniti, e le banche spagnole si trovano ora in crisi di liquidità (e, dunque, non possono né vogliono erogare altri prestiti e mutui, scatenando un credit crunch). A poco è servita l’iniezione di quattrini attuata dalla BCE nei mesi scorsi (è servita a prendere tempo, ma quel tempo è già finito) e, non potendo Madrid intervenire al salvataggio del proprio sistema creditizio in quanto già sostanzialmente insolvente, dovrà intervenire l’Europa: l’intervento richiesto solo per reggere il primo urto è intorno ai 100 miliardi di euro. E non finirebbe qui, considerando che le amministrazioni locali sono in condizioni finanziarie disastrose (e con poco margine di manovra a causa del fiscal compact), mentre la disoccupazione riguarda un quarto della forza lavoro (e la metà dei giovani): questa situazione certo non aiuta la gente a pagare i mutui, dunque le banche saranno costrette ben presto a scrivere a bilancio altre sofferenze. Il circolo vizioso, insomma, continuerebbe la sua opera distruttrice, e per salvare Madrid potrebbero servire anche 500 miliardi di euro. Chi possa e voglia metterceli resta tuttora un mistero: dopo il “proficuo fallimento” della cena fra capi europei della settimana scorsa, ogni nuova misura per far uscire l’Europa dalla crisi sarà rinviata al vertice europeo di fine mese, che probabilmente sarà risolutivo al pari dei precedenti. L’effetto domino continua, e dopo Madrid all’orizzonte c’è Roma, il vero elefante nella cristalleria.

Passando all’agenda della settimana prossima, avremo un inizio di settimana relativamente tranquillo: gli occhi degli investitori saranno puntati perlopiù sulla giornata di martedì, quando usciranno le vendite al dettaglio nella UE e gli ordini all’industria tedeschi, che dovrebbero passare entrambi in territorio negativo. Interessanti anche le decisioni sui tassi di interesse da parte della banche centrali di Australia e Canada, che precederanno le omologhe decisioni della BCE (mercoledì) e della Bank of England (giovedì). Nessuna banca centrale dovrebbe riservare sorprese, lasciando i tassi fermi ai livelli precedenti. Potrebbero però non mancare delle sorprese, visti i segnali di collasso del sistema bancario europeo.

Mercoledì anche la produzione industriale tedesca dovrebbe passare in territorio negativo, a segnalare che il rallentamento dell’attività economica non riguarda solo i pochi disgraziati fannulloni della periferia europea. Nel pomeriggio verrà invece pubblicato il Beige Book, un report prodotto dalla Fed sulla situazione economica USA e utilizzato dal Federal Open Market Committee per prendere la decisione circa i tassi di interesse fra due settimane

Da segnalare per la giornata di giovedì solo i jobless claims, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli USA, che dovrebbero attestarsi ancora sulle 380mila unità. Venerdì leggeremo invece i report sulla produzione industriale italiana (che dovrebbe scendere a -0,5% mese su mese) e quello sulla bilancia commerciale statunitense (ovvero la differenza fra il valore dei beni esportati e quello dei beni importati, che dovrebbe rimanere in territorio negativo, in lieve miglioramento rispetto al mese precedente, ma comunque sui minimi da tre anni).