Intervista al politologo Larry Sabato: “La rielezione di Obama non è scontata”

Pubblicato il 12 Giugno 2012 alle 19:38 Autore: Daniele Curcio

Quali ritiene possano essere, invece, gli stati più competitivi, quelli che letteralmente porteranno il candidato vincitore “over the top”?

Sono 7. Saranno questi pochi stati a decidere l’elezione Presidenziale. Io e il mio team all’Università della Virginia riteniamo saranno Colorado, Nevada, Ohio, Iowa, Florida, Virginia e New Hampshire.

Sono molte le persone, specialmente da noi in Europa, che pur essendo molto interessate all’elezione Presidenziale, a chi vincerà fra Romney ed Obama, non sono consapevoli dell’importanza che ricopre il Senato nel sistema politico americano. Dopo aver fallito il loro “comeback” nel 2010, anche a causa di alcune opinabili scelte durante le primarie, ritiene che il Partito Repubblicano sia ben posizionato per conquistare una maggioranza alla Camera Alta nel 2012?

Al fischio finale, il Senato potrebbe avere una maggioranza che varia dai 51 Democratici ai 53 Repubblicani, è una partita molto indecisa. E’ anche possibile, anche se, allo stato attuale, non probabile, che finisca in perfetta parità: 50 a 50. In questo caso sarebbe il nuovo Vice Presidente il “voto decisivo” (“tie-breaking vote”). Personalmente ritengo che i Democratici siano particolarmente vulnerabili in Missouri, Montana e Nebraska mentre i Repubblicani dovranno lottare duramente per mantenere i seggi in Massachusetts e Nevada. Una cosa però è sicura: se Romney vince la Presidenza, il Senato sarà Repubblicano.

Parlando della Camera invece (“House”), Nancy Pelosi, leader della minoranza, ritiene che i Democratici abbiano un 50% di possibilità di riconquistare la maggioranza. E’ d’accordo con questa previsione, o ritiene che sarà ancora John Boehner, leader Repubblicano, lo Speaker del prossimo Congresso?

Il nostro esperto per le elezioni della Camera qui al “Center of Politics”, Kyle Kondik, ritiene che i Democratici abbiamo meno del 20% di possibilità di riconquistare la maggioranza. Riteniamo che riusciranno a migliorare la loro posizione, vincendo qualche seggio ora Repubblicano, ma è altamente improbabile che riescano a “strappare” i 25 necessari per il controllo della Camera. La Camera quindi, a differenza del Senato, rimarrà Repubblicana, a prescindere da una vittoria di Obama o Romney nell’elezione Presidenziale, John Boehner rimarrà Speaker anche durante il prossimo Congresso.

Un numero sempre maggiore di analisti ritiene possibile che in alcune aree del Paese si stiano verificando dei veri propri “cambiamenti epocali”: il numero sempre maggiore di ispanici, di provata fede Democratica, che popolano Stati del Sud, tradizionalmente Repubblicani, come l’Arizona o il Texas e una tendenza verso il Partito Repubblicano degli Stati operai della “rust belt” come Wisconsin e Michigan i quali, si dice, potrebbero anche votare per Mitt Romney, che è nativo proprio del Michigan. Ritiene possibile che uno o più di questi Stati possano “cambiare colore” nel 2012 o comunque, per rimanere nel breve termine, nel 2016?

No, credo che né Arizona, né Wisconsin o Michigan “cambieranno fazione” quest’anno. Parlando di lungo, e non breve termine invece ritengo che Stati come Arizona e Texas diventeranno sempre più Democratici ma questo è certamente un processo che durerà moltissimi anni. Per quanto riguarda il Midwest invece, è certamente vero, come hai correttamente evidenziato nella tua domanda, che i cosiddetti “non-college whites” (traduzione letterale: votanti bianchi, non laureati) stanno diventando sempre più Repubblicani ma di nuovo, “all in all”, il bilancio è ancora tendenzialmente favorevole ai Democratici. Ogni cambiamento necessita di tempo, e anni come il 2008, dove alcuni Stati hanno deviato dal loro abituale percorso, come Indiana o North Carolina, sono veramente rari.

Poche settimane fa lei ha fatto una interessante analisi, pubblicata sulla “Crystal Ball”, di chi potrebbe essere considerato da Mitt Romney e dal suo team come un “papabile” alla Vice Presidenza. E’ d’accordo con quanto affermato da alcuni suoi colleghi secondo i quali Romney opterà per una “scelta sicura” come Portman, Rubio o McDonnell o pensa invece che opterà per un “surprise pick”, per dirla con una metafora sportiva “will he hit out of the park?”.

Onestamente, non posso prevedere con certezza cosa deciderà Romney. La scelta finale sarà solamente sua. Qualsiasi candidato, per quanto “mainstream” possa essere, è sempre imprevedibile quando si tratta di scegliere il suo “running mate”. Posso tuttavia dare una mia opinione, un mio consiglio: con Obama e Romney praticamente già appaiati nei sondaggi riteniamo sarebbe saggio scegliere un candidato “very unlike” (“molto diverso”) da Sarah Palin. Ha bisogno di una scelta sicura, affidabile, normale (una “vanilla choice”). Insomma, una persona che non causi problemi e che sia vista dall’opinione pubblica come preparata e competente. Il Senatore Rob Portman dell’Ohio risponde certamente a questo profilo, ma come lui molti altri.

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L'autore: Daniele Curcio

Studente in Economia e Business Internazionale alla Università Bocconi di Milano, è appassionato di politica Americana sin da giovane. Durante i suoi numerosi viaggi negli Stati Uniti ha avuto modo di approfondire i suoi studi nel settore. Consigliere di Municipio nel Comune di Brescia dal 2008. Caporedattore della sezione Esteri di Termometro Politico, sezione americhe e english version
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