Karol Wojtyla, il Papa polacco fu eroe o scandalo della Chiesa?
[ad]Il Papa polacco sapeva o non sapeva degli intrighi della sua corte, il monarca dello Stato di Dio era al corrente dei torbidi che lo circondavano e cosa fece per combatterli? Una verità storica resta da scrivere ma il seme del dubbio occorre piantarlo.
Con l’Opus Dei e con Pinochet
Anche il supporto alla prelatura dell’Opus Dei e la canonizzazione del suo fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer, sono stati visti come legittimazione di ciò che taluni considerano una “setta” ultraconservatrice accusata di aver sostenuto le dittature di destra latinoamericane. E Il Papa polacco, che combattè le dittature dell’est, si fece fotografare affacciato alla finestra del palazzo presidenziale di Santiago del Cile con il generale Augusto Pinochet. Una trappola tesa al pontefice, secondo alcuni. Un segno dell’ultraconservatorismo, politico e dottrinale, del pontefice polacco, secondo altri. Un conservatorismo esplicitato dal rifiuto dell’omosessualità (definita “contro natura”) e dal riconoscimento del ruolo subalterno e strettamente materno della donna. Scrive Hans Kung, teologo tra i più importanti in Europa: “grande ammiratore di Maria, il Wojtyla predica gli ideali femminili, vietando però alle donne la pillola e negando loro l’ordinazione”.
La questione croata, da Stepinac alle guerre jugoslave
Le critiche di Kung, cui nel 1979 fu revocata la missio canonica (ovvero la possibilità di insegnare la religione cattolica) per aver misconosciuto il dogma dell’infallibilità del pontefice, sono tali da farne un moderno eretico: un rinnovatore, come furono Waldo e Lutero, ma senza medievali aspirazioni alla santità. E Kung (ma non fu il solo) criticò la beatificazione del cardinale Alojzije Stepinac, vescovo di Zagabria, colluso col regime fascio-ustascia di Ante Pavelic e imprigionato e lasciato morire dopo la fine della seconda guerra mondiale dal regime comunista di Tito.
Quella croata è un’altra contraddizione del Papa polacco. Poiché se non può stupire (ma nemmeno può esser cancellata) la vicinanza del clero croato al regime ustascia di Ante Pavelic, stranisce il supporto del Vaticano alla causa croata durante le guerre jugoslave d’inizio anni Novanta. Poiché se quello di Wojtyla passa per essere un pontificato ecumenico, allora c’era da attendersi una posizione più moderata nei confronti di quel conflitto in cui erano coinvolti serbi (ortodossi) e bosniaci (musulmani). La posizione del Vaticano, influenzata dai cardinali croati, rispose invece a logiche confessionali e lo stesso Wojtyla parlò delle “legittime aspirazioni” croate che necessitavano del “supporto internazionale”. Poco contavano l’Heliodrom (il campo di concentramento croato più famigerato) e le “legittime aspirazioni” a non farsi trucidare dei musulmani di Bosnia.
Scandalo o eroe? Parola all’eretico
Nel titolo di questo articolo ci siamo chiesti, un po’ provocatoriamente, se Karol Wojtyla fu eroe o scandalo della Chiesa. E “scandalo” in latino significa “inciampo, ostacolo”. Ci siamo cioè chiesti se il papa polacco meriti l’agiografia che lo circonda o se, piuttosto, essa non sia un modo per tacere le contraddizioni che potrebbero aver nociuto alla Chiesa nel suo cammino verso il “mondo”, ovvero verso le persone non solo fedeli. Certo non sta a noi dare una risposta, e in questo breve articolo ci siamo soprattutto concentrati su alcuni aspetti della politica estera di Wojtyla senza affrontare questioni dottrinali. Proviamo allora a far rispondere l’eretico.
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